Spazi aerei chiusi, salta visita Lavrov a Belgrado

Il presidente russo Vladimir Putin e alle sue spalle il ministro degli Esteri Serghei Lavrov
In una foto d'archivio il presidente russo Vladimir Putin e alle sue spalle il ministro degli Esteri Serghei Lavrov. EPA/MAXIM SHIPENKOV / POOL

ROMA. – Salta la missione in Serbia per Serghei Lavrov: il ministro degli Esteri russo è stato costretto ad annullare all’ultimo minuto la visita a Belgrado in programma per oggi e domani dopo che Bulgaria, Macedonia del Nord e Montenegro hanno vietato al suo volo il transito nel loro spazio aereo.

“L’impensabile è accaduto”, si è infuriato il potente ministro di Putin che ha attaccato “i burattinai di Bruxelles” che lo hanno costretto a rinunciare alla visita al Paese “amico” circondato dagli Stati membri della Nato che hanno impedito il sorvolo. “Un atto ostile”, ha sentenziato il Cremlino evocando possibili ritorsioni, mentre fonti europee hanno plaudito alla mossa dei tre Stati dell’Est “in linea con le sanzioni imposte dall’Ue”.

L’agenda di Lavrov a Belgrado prevedeva colloqui con il presidente serbo Aleksandar Vucic, con il suo omologo Nikola Selakovic e con il patriarca serbo ortodosso Porfirije ma soprattutto aveva il valore simbolico di mostrare che la Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina, non è isolata nel continente europeo né accerchiata dalla Nato. La Serbia, infatti, pur candidata ad entrare nell’Unione europea, si rifiuta di aderire alle sanzioni occidentali contro Mosca e rivendica la sua neutralità militare.

Ma il divieto al sorvolo da parte dei 3 Paesi dell’area ha impedito a Lavrov di raggiungere i partner nonostante ieri per tutto il pomeriggio Vucic in persona avesse cercato di sbrogliare la matassa. “La diplomazia russa non ha ancora imparato a tele-trasportarsi”, è stata la presa d’atto con cui domenica sera il ministero degli Esteri di Mosca ha messo la pietra tombale sulla visita.

E stamattina la reazione direttamente del ministro russo non si è fatta attendere: in una conferenza stampa Lavrov ha denunciato “la privazione a uno Stato della sovranità di svolgere la propria politica estera”, accusando Bruxelles di aver impedito “un altro forum per poter esporre e riaffermare nella capitale serba la posizione della Russia sulla questione del Kosovo e sulla questione della Bosnia-Erzegovina”.

“Lavrov – si sono limitati a commentare da Bruxelles – è stato incluso nella lista dei sanzionati Ue in quanto uno dei principali promotori dell’aggressione russa all’Ucraina, nonché gran disinformatore”. Anche a Belgrado sono apparsi molto contrariati per la mancata visita: per il ministro dell’Interno serbo Aleksandar Vulin, noto per le sue posizioni nazionaliste e filorusse, chi ha impedito l’arrivo in Serbia “non vuole la pace e sogna la sconfitta della Russia”.

Il presidente Vucic ha ribadito che, nonostante tutto, la Serbia manterrà la sua indipendenza e autonomia in fatto di decisioni politiche. Posizione che però non piace ai Paesi vicini: “Non siamo in tempi in cui si può star seduti su due sedie e la Serbia deve decidere da che parte stare”, ha avvertito il primo ministro croato Andrej Plenković.

Aut aut simile a quello arrivato la settimana scorsa dall’Ue: l’Europa “si aspetta che Belgrado, in quanto Paese candidato, non rafforzi i suoi legami con la Russia”, aveva affermato Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante Josep Borrell, commentando l’accordo tra Belgrado e Mosca per una proroga del contratto di fornitura di gas russo alla Serbia.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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