Pandemia e petrolio, volano depositi banche islamiche

Dubai Islamic Bank.
Dubai Islamic Bank.

MILANO. – Record di depositi nelle banche islamiche, grazie alla pandemia e all’aumento del prezzo del petrolio. L’anno scorso, secondo l’analisi della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, gli istituti di credito islamici hanno avuto una crescita dei depositi di 120 miliardi di dollari. Il vero e proprio boom si è registrato in Arabia Saudita (+30,4%) e nei Paesi del Golfo grazie anche al processo di consolidamento del settore bancario locale.

Fra i motivi che spiegano l’aumento dei depositi c’è la pandemia, che ha rallentato le varie economie dirottando una parte delle disponibilità finanziarie sul sistema bancario, ma anche l’aumento del prezzo del petrolio che ha fatto crescere le risorse a disposizione di questi Paesi. Non ci sono invece i tassi d’interesse perché non sono ammessi, secondo il principio definito Riba che mira a evitare ogni forma di privilegio attraverso l’ottenimento di rendite finanziarie senza una partecipazione lavorativa.

L’80% circa dei capitali depositati nelle banche islamiche è investito nelle componenti remunerate (profit sharing e depositi remunerati), mentre la componente non remunerata rappresenta il 20% circa del totale depositi in molti Paesi. Per una disamina più precisa sui motivi della tendenza all’aumento dei depositi va “tenuto presente che si tratta di una realtà composita e diversificata e che le banche centrali di alcuni di questi Paesi non forniscono sempre dati spacchettati fra famiglie ed imprese”, spiega Davidia Zucchelli, economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che ha realizzato il report.

Nella ricerca si fa riferimento alle banche islamiche di undici Paesi – vale a dire Indonesia, Bangladesh, Malesia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Oman, Kuwait, Qatar, Egitto, Bosnia e Albania – che hanno avuto nel 2021 tassi di variazione sostenuti (Oman +13,8%, Egitto +18,7%, Bangladesh +26%).

“Il denaro infatti – aggiunge Zucchelli – ha valore non in sé, secondo la finanza islamica, ma solo come strumento utile per lo sviluppo e la crescita, e non può essere accantonato, ma va fatto circolare”. Il settore bancario dei Paesi islamici, secondo l’analisi, sta subendo anche una trasformazione grazie all’ingresso delle banche digitali, il cui numero sta aumentando con gradualità anche in tutti i paesi islamici, in particolare in Malesia e Indonesia. E’ molto più controversa, invece, l’introduzione in questi Paesi delle valute digitali per la loro adeguatezza alla legge islamica.

(di Massimo Lapenda/ANSA)