Vola il gas. Draghi: “Da Gazprom bugie sui tagli”

ROMA. – Il coltello dalla parte del manico, per ora ce l’ha Putin. I leader europei possono anche andare a Kiev a promettere aiuti all’Ucraina, ma poi i loro paesi non possono fare a meno del gas russo.

Lo zar lo sa, e gioca le sue carte. Fa impennare il prezzo del metano, riducendo un po’ le forniture a tedeschi e italiani, e minacciando di tagliarle ulteriormente. E così riempie ancora di più le sue casse, alla faccia delle sanzioni occidentali.

Mettiamo insieme i fatti della giornata per capire. La Russia mercoledì ha ridotto il flusso di metano verso la Germania e l’Italia, rispettivamente del 33% e del 15%. La motivazione ufficiale è che, a causa delle sanzioni, mancano pezzi di ricambio per la manutenzione dei gasdotti. Magari è vero, ma più probabilmente no.

Per il premier Mario Draghi i problemi tecnici addotti da Gazprom  per motivare il taglio delle forniture sono solo “bugie”: “In realtà c’è un uso politico del gas, così come del grano”, ha affermato. Assicurando comunque come “siamo arrivati al 52% dei livelli di stoccaggio del gas, il che ci rende abbastanza tranquilli nell’immediato e per l’inverno”.

Draghi nelle ultime ore si è recato a Kiev con il cancelliere Olaf Scholz e col presidente francese Emmanuel Macron per sostenere Volodymir Zelensky e la resistenza anti-russa. Quella del gas “potrebbe essere una piccola rappresaglia”, ipotizza il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Un avvertimento ai leader dei due paesi europei, Italia e Germania, più dipendenti dal gas russo.

Ma il taglio delle forniture non ha solo un valore político per Mosca. Ha anche un altro effetto, ugualmente gradito allo zar. L’incertezza e le tensioni fanno impennare il prezzo del gas sulla piazza di Amsterdam, la più importante d’Europa. In giornata è arrivato a 148,99 euro, +24%, per poi assestarsi su 135,16 euro, +10,7%. Così mentre i tre tenori dell’Europa dell’Ovest manifestano il loro sostegno a Zelensky, i loro paesi pagano una bolletta salata a Putin. E lui la usa per fabbricare missili, cannoni e carri armati che massacrano gli ucraini.

Eni ha chiesto a Gazprom più gas, per compensare il taglio di mercoledì. Ma il colosso russo ne ha dato poco più, appena il 65% di quello che aveva chiesto il gruppo italiano. “Abbiamo tutte le contromisure pronte – ha comunque rassicurato il ministro Cingolani -. Ma la prima cosa da capire è se questa diminuzione si stabilizza o se è solo un episodio. Vediamo cosa succede nei prossimi tre giorni, e poi la settimana prossima decideremo”.

Ma a guardare gli indizi, il taglio delle forniture da Mosca non sembra tanto fortuito. L’ambasciatore russo all’Ue, Vladimir Chizhov, ha avvertito che i flussi di gas verso l’Europa attraverso il Nord Stream 1 potrebbero essere sospesi: a suo dire, mancano i pezzi di ricambio delle pompe a causa delle sanzioni. E anche l’Austria oggi ha segnalato una riduzione della fornitura. Più che problemi tecnici, sembra un gioco ben congegnato del Cremlino. Non mette a rischio i consumi immediati, ma rallenta il riempimento degli stoccaggi per l’inverno.

Il commissario europeo Paolo Gentiloni ha buttato acqua sul fuoco: “Per ora dalla Russia solo avvertimenti, non decisioni”, ha detto. Ma intanto il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, ha fatto sapere che il prezzo del metano è aumentato del 647%, e che serve al più presto un tetto europeo. Altrimenti, le imprese ridurranno la produzione per i costi eccessivi, o la fermeranno del tutto.

Ma il quadro non è del tutto nero. Proprio oggi, l’Enea ha fatto sapere che la dipendenza dell’Italia dal gas russo nei primi cinque mesi del 2022 è scesa al 24%. All’inizio del 2021 era al 40%. Il lavoro del governo italiano e dell’Eni per trovare nuovi fornitori, specialmente in Africa, sta cominciando a dare frutti.

Il ministro Cingolani ha ribadito che nella seconda metà del 2024 l’Italia non avrà più bisogno del gas russo. E ha aggiunto che bisognerà rivedere il Pitesai, la mappa delle aree dove si possono estrarre idrocarburi, per aumentare la produzione nazionale di metano. Pronta la risposta di Angelo Bonelli ed Eleonora Evi di Europa Verde: Cingolani “difende l’industria fossile che uccide il clima”.

(di Stefano Secondino/ANSA).

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