Rincari spesa mai così dall’86. Inflazione 2022 già 5,7%

Consumatori fanno la spesa al mercato.

ROMA.  – L’inflazione accelera e tocca il massimo dalla fine degli anni Novanta. Spinta ancora dagli energetici ma anche dagli alimentari. Così non solo le bollette e i carburanti ma anche la spesa si fa più cara.

A maggio, i prezzi al consumo registrano un aumento dello 0,8% su base mensile e del 6,8% su base annua (dal +6% di aprile), secondo il dato definitivo comunicato dall’Istat che lima la stima preliminare (+6,9%).

La fiammata resta. Dopo il rallentamento di aprile, l’inflazione torna ad accelerare salendo a un livello che non si registrava da novembre 1990, sottolinea l’Istituto di statistica. Per il carrello della spesa bisogna andare indietro di 36 anni.

L’andamento generale preoccupa famiglie e imprese. L’inflazione acquisita per il 2022, ovvero quella che si avrebbe con una variazione nulla nella restante parte dell’anno, resulta già pari a +5,7%. E resta il rischio di un’ulteriore salita: almeno per tutta l’estate, afferma l’Ufficio studi di Confcommercio, “non si dovrebbero osservare significative discese” e, dunque, “sono confermati i rischi per un’inflazione al 7% circa per l’anno in corso”.

Il caro-vita è generalizzato. In forte crescita sono i prezzi del cosiddetto carrello della spesa che rincara del 6,7% (dal 5,7% di aprile), come non accadeva dal marzo 1986 (quando fu +7,2%). A farlo correre ci sono in particolare gli Alimentari lavorati, che salgono del 6,6% in un anno.

Rialzi che si traducono in una nuova stangata per le famiglie: le associazioni dei consumatori calcolano un salasso che va dai 2.300 euro ai 2.700 euro l’anno per una coppia con due figli, secondo i dati dell’Unione nazionale consumatori e del Codacons. E che tocca il picco, superando i 3.000 euro annui, per il Trentino Alto Adige dove l’inflazione corre di più.

Se, infatti, a maggio l’inflazione accelera in tutte le zone del Paese, si conferma al di sopra del dato nazionale nelle Isole (+8,1%) e nel Nord-Est (+7,3%); allo stesso livello al Sud (+6,8%), mentre si piazza al di sotto nel Nord-Ovest (+6,6%) e nel Centro (+6,5%).

Tra i capoluoghi delle regioni e delle province autonome e tra i comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti, in testa per l’inflazione più alta c’è Bolzano (+9,1%), seguita da Trento (+9,0%) e subito dopo da Catania e Palermo (+8,8% per entrambi). Al contrario, in coda con le variazioni annue più contenute si classificano Campobasso (+5,8%), Venezia (+5,8%) e Ancona (+5,6%).

In generale, l’aumento dell’inflazione su base annua si debe ai prezzi di diverse tipologie di prodotto e in particolare dei Beni energetici (+42,6%) ma anche dei Beni alimentari (+7,1%), soprattutto di quelli lavorati (+6,6%). Pertanto, l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera a +3,2% e quella al netto dei soli energetici a +3,6%.

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