Effetto Bce, in Europa tornano i falchi contro l’Italia

Veduta della sede della Bce a Francoforte..
La sede della Bce a Francoforte.. EPA/ARMANDO BABANI

LUSSEMBURGO. – Ai primi segnali di rischio per la tenuta della zona euro l’Italia torna preda dei falchi del Nord Europa. La decisione annunciata dalla Bce di procedere con un nuovo strumento ‘anti-frammentazione’ riaccende le tensioni in Ue, con il divario tra rigoristi e colombe che si allarga come gli spread tra titoli di Stato.

Da Kiev il premier Mario Draghi, forte dei suoi otto anni alla guida dell’Eurotower, ha puntualizzato che “una reazione in termini di tassi di interesse è inevitabile”. Ma il primo a sferzare pubblicamente Roma poco prima del faccia a faccia con Christine Lagarde a Lussemburgo è stato il ministro delle Finanze austriaco, Magnus Brunner, che non le ha mandate a dire.

L’andamento degli spread, ha tuonato, preoccupa molto Vienna, e l’Italia – al pari della Grecia – deve “rimettere in ordine” i suoi conti pubblici. Anche perché, ha sottolineato, “le regole devono essere uguali per tutti”. A dare man forte a Vienna, come nelle migliori tradizioni, è arrivata poi Berlino. Con il falco Christian Lindner che, pur predicando la calma sul differenziale tra Bund e Btp, ha sottolineato come non vada “mai messo in dubbio che ogni Paese Ue ha la responsabilità delle proprie finanze pubbliche e del proprio settore finanziario privato”.

Un messaggio riferito sì al progetto futuro dell’Unione bancaria, ancora in alto mare, ma che lascia poco spazio alle interpretazioni sul debito italiano, il secondo più alto dell’Eurozona dopo quello greco. Il rischio di frammentazione nell’area euro evidenziato dal rialzo degli spread rappresenta, per ammissione della stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, “una minaccia seria” al mandato “della stabilità dei prezzi” di Francoforte.

La francese ha cercato di placare a tu per tu i dubbi dei ministri più rigoristi in un colloquio di oltre due ore illustrando le motivazioni che hanno portato al meeting d’emergenza per annunciare misure contro lo spread. Una presentazione per dire a tutti che “dubitare” dell’impegno di Francoforte “sarebbe un grave errore”.

Così come lo sarebbe, ha ammonito il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, anche “credere che la politica monetaria da sola possa affrontare questa situazione” e salvare l’Europa dalle “acque turbolenti”. Quello che serve sono, invece, “politiche di bilancio concentrate su riforme e investimenti” e “prudenti, specie per i Paesi ad alto debito”, ha osservato l’ex premier italiano.

Per Berlino la via è già segnata: ognuno deve prendersi “le proprie responsabilità” e “occorre abbandonare il più velocemente possibile le politiche di bilancio espansive”, ha evidenziato Lindner, ricordando che la Germania tornerà già nel 2023 alla regola del debito, anche con il Patto di Stabilità sospeso.

Nel frattempo la tenuta dell’Eurozona passa anche, ha rimarcato Gentiloni, da “una forte dimostrazione di unità”, una delle lezioni apprese durante il Covid. E allora la discussione sul remake del Sure o del Next Generation Eu per fare fronte tutti insieme al caro energia è “legittima”, anche se “non ancora matura”. Ciò che conta, affinché l’emissione di nuovo debito comune abbia speranze di riuscita, è implementare “nel modo e nei tempi giusti” il Pnrr. Soprattutto per i Paesi con i debiti più alti. Un altro messaggio per Roma.

(dall’inviata Valentina Brini/ANSA)