L’Italia valuta l’allarme gas, riunione in settimana

Impianti di gas della Gazprom.
Impianti di gas della Gazprom.

ROMA. – Se il taglio della fornitura di gas dalla Russia continuerà, dalla prossima settimana il Ministero
della Transizione ecologica potrebbe alzare il livello di crisi del sistema gasiero nazionale, da preallarme ad allarme: la valutazione sarà fatta a metà della prossima settimana dopo un monitoraggio di quanto accadrà in questi giorni.

Si tratterebbe di un gradino di maggiore attenzione ma non ci sarebbero misure eccezionali, come tagli di forniture alle centrali elettriche e alle industrie, utilizzo degli stoccaggi, soglie di temperatura per le caldaie (non d’estate, naturalmente). Queste misure scatterebbero solo se fosse
dichiarato lo stato di emergenza, che però al momento non è in vista.

Al momento, come emerge dai dati che mostrano una richiesta giornaliera di 155 milioni di metri cubi a fronte di 195 milioni di metri cubi disponibili, il sistema regge. E a frenare gli
stoccaggi più che le quantità importate sono i prezzi. Se scattasse il livello di allarme, il Ministero della
Transizione Ecologica potrebbe chiedere a Snam, il principale trasportatore di metano nel paese, di chiedere a sua volta alle  industrie di ridurre volontariamente i loro consumi, come prevedono i contratti di fornitura. Per il resto, non cambierebbe nulla rispetto al livello di preallarme.

Il MiTE (che ricevuto la competenza sull’energia dal Mise) sta monitorando al momento il flusso di gas, in costante contatto con i principali operatori del settore, Snam ed Eni in testa. “C’è un gruppo di monitoraggio con gli operatori, ci sentiamo quattro o cinque volte al giorno – ha detto giovedì il
ministro, Roberto Cingolani -. Abbiamo tutte le contromisure pronte. Ma la prima cosa da capire è se questa diminuzione si stabilizza o se è solo un episodio. Vediamo cosa succede nei
prossimi tre giorni, e poi la settimana prossima decideremo”.

Il “Piano di emergenza del sistema italiano del gas naturale”, contenuto nel decreto del Ministero dello Sviluppo economico del 18 dicembre 2019, prevede che in caso di preallarme e allarme non venga attivata “alcuna misura non di mercato, essendo demandate agli operatori (le società
energetiche, n.d.r.) le azioni di mercato più opportune a permettere il ripristino tempestivo di una situazione di normalità”.

Queste misure, a carico di Eni e altri operatori, sono “aumento delle importazioni, utilizzando la flessibilità dei contratti in essere”; “riduzione della domanda di gas derivante
da contratti interrompibili di natura commerciale”; “l’impiego di combustibili di sostituzione alternativi negli impianti industriali”.

Oltre a queste tre misure, si legge nel Piano, al livello diallarme il MiTE può chiedere anche all’impresa maggiore di trasporto (la Snam) di “attivare i contratti eventualmente stipulati per la riduzione della domanda gas, basati sulle misure di contenimento volontario della domanda da parte dei
clienti finali industriali”.

di Stefano Secondino/ANSA).