Angelo Branduardi: “Il potere della musica è terapeutico”

Angelo Branduardi in una foto d'archivio.
Angelo Branduardi in una foto d'archivio. (Fonte Wikipedia)

ROMA. – Quasi cinquant’anni di carriera e 50 album, nel segno della sperimentazione, della ricerca, dell’esplorazione muovendosi tra musica antica, pop, folk. “Ma l’approccio non è mai cambiato, è sempre lo stesso. Così come l’emozione. E le idee nascono ancora nello stesso modo, ovvero senza una ritualità precisa. Ho esplorato mondi diversi, suonato con il Banco del Mutuo Soccorso o con Le Orme. Ho fatto un po’ di tutto, ma sempre seguendo solo l’istinto e il piacere”.

Angelo Branduardi ha scritto e cantato di filosofia, Medioevo e testi sacri e si è lasciato ispirare da Dante, dalla poesia russa e da Donovan e Cat Stevens e a 72 anni rimane ancora e sempre il “Menestrello”. “All’inizio era un soprannome che mi stava un po’ stretto, ma ora mi rispecchio nelle parole di un anonimo trovatore tedesco dell’anno mille che scriveva: ‘Sono un trovatore e sempre vado per molti paesi e città. Ora che sono arrivato qui, lasciate che prima di partire io canti’. E’ quello che ho fatto per 50 anni”.

Perché Branduardi nella musica ha sempre creduto e, guarda caso, proprio il potere della terza arte sugli esseri umani è stato scelto come tema di una delle tracce dell’esame di maturità di quest’anno, riprendendo un brano da Musicofilia di Oliver Saks. “Il potere della musica è enorme, ha una forte componente terapeutica e di trance – dice il musicista -. L’aveva nella musica primitiva e l’ha ancora oggi.

E’ uno sguardo oltre il muro, attraverso una porta chiusa. E’ una visione. Anche se la musica non va spiegata perché come dice Dante, la musica è rapimento”. Il “violinista che per combinazione ha scritto anche parole e musica” ha consegnato al pubblico poesie musicali come “Si può fare”, “Confessioni di un malandrino”, “La pulce d’acqua” e l’immortale “Alla Fiera dell’Est”, grandi successi che hanno fatto la storia della musica italiana, ma sui quali non si è mai adagiato.

“Avrei potuto ripetere all’infinito variazioni di Alla Fiera dell’Est, ma non sarebbe stato interessante. Sono sempre alla ricerca di qualcosa che stupisca prima me e poi gli altri. Certo, ho fatto cose belle e cose brutte – che sono quelle che non faccio più dal vivo -, ma sempre dettate dall’istinto e dal piacere”. Branduardi – atteso da un’estate di concerti dal vivo (“ho un brano già registrato di grande allegria, ma per ora resta dov’è perché non mi sembra il momento giusto per pubblicarlo”) – il 24 giugno sarà nuovamente ospite della prima delle due serate finali di Musicultura allo Sferisterio di Macerata.

Una presenza, la sua, costante negli anni. “All’inizio facevo anche parte della giuria, poi non mi hanno più chiamato: forse ero troppo severo”, racconta con un sorriso. Ma il rapporto tra il compositore e il festival della canzone popolare e d’autore che valorizza i giovani talenti è rimasto di affetto e fiducia nel tempo.

“Mi è stato chiesto di esibirmi con le Confessioni di un Malandrino. E lo farò, insieme al Maestro Fabio Valdemarin. Avrò circa 20 minuti, deciderò anche all’ultimo cosa fare”. Insieme a Branduardi sul palco dello Sferisterio sono attesi, oltre agli artisti finalisti, anche Litfiba, Manuel Agnelli, Ditonellapiaga, Silvana Estrada, Ilaria Pilar Patassini, Dakhabrakha, Violons Barbares, Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra e Gianluca Grigani. Le due serate (24 e 25 giugno) saranno condotte da Enrico Ruggeri e Veronica Maya e andranno in onda su Rai2 il 22 luglio.

(di Claudia Fascia/ANSA)

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