Pelosi in Vaticano riceve la comunione negata in Usa

La speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi,, (ANSA)

ROMA.  – Nella sua seconda giornata romana, la speaker della Camera Usa Nancy Pelosi si è divisa tra una messa in Vaticano e una visita alla Comunità di Sant’Egidio, che ha elogiato per l’accoglienza dei rifugiati e i corridoi umanitari.

Temi non estranei alla politica interna americana, della quale però fino a seguire Pelosi fino a Roma sono le polemiche sulle sue posizioni riguardo l’aborto: e allora non è passato inosservato che la speaker democratica abbia ricevuto la comunione durante la messa in parte officiata da papa Francesco nella Basilica di San Pietro, in occasione della liturgia per San Pietro e Paolo.

Questo nonostante a maggio l’arcivescovo Salvatore Cordileone di San Francisco, la diocesi di riferimento di Nancy Pelosi, le avesse vietato l’Eucarestia nell’arcidiocesi per il suo esplicito sostegno all’aborto.

A segnalare l’episodio è stato il sito Crux, citando fonti presenti a San Pietro. Pelosi non ha però ricevuto l’ostia dal Papa in persona – che peraltro, per il dolore al ginocchio che lo affligge da giorni, ha presieduto solo la prima parte della messa – ma da uno dei sacerdoti della Basilica, e non è chiaro se il sacerdote sapesse chi fosse. Del resto la speaker è – di fatto – in visita privata, considerato che lo scopo ultimo del suo viaggio in Italia è la tappa in Molise venerdì: a Fornelli, il paese da cui emigrarono i suoi nonni materni.

Nel frattempo soltanto pochi impegni di rappresentanza (domani un passaggio a Montecitorio, dove incontrerà il presidente della Camera Roberto Fico): come quello a Sant’Egidio, dove ha voluto portare di persona, insieme con l’ambasciatore americano presso la Santa Sede Joe Donnelly, l’apprezzamento per il lavoro svolto dall’associazione anche attraverso un piccolo riconoscimento concreto, un contributo di 25 mila dollari stanziato dalla Julia Thaft Foundation attraverso il dipartimento di Stato di Washington.

Pelosi ha parlato del lavoro di Sant’Egidio come di una “ispirazione”, al punto che il livello di curiosità e interesse lascia pensare che la speaker possa guardare al “modelo Sant’Egidio” nella ricerca di strumenti per affrontare la questione cruciale anche all’interno degli Stati Uniti. “Ha fatto molte domande, ha ringraziato molto, dicendo che il nostro lavoro è il Vangelo messo in pratica”, ha spiegato il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo.

Durante il colloquio “ho sollevato anche la questione della pace: cercare nuove vie di pace insistentemente perché questa guerra in Ucraina sta creando molti problemi, sociali ed economici, non solo in Europa ma soprattutto in Africa”, ha aggiunto Impagliazzo.

E l’auspicio di pace Pelosi lo ha evocato citando proprio Sant’Egidio, in particolare un ritratto del Santo notato nella sede della comunità a Trastevere, in cui lo si ritrae con del frumento: la mente va subito all’Ucraina, “il granaio d’Europa”, e alla necessità di pace. La speranza, anche qui, è “che sia di ispirazione”, ha detto.

Ma la pace passa anche attraverso l’accoglienza: per questo la speaker ha incontrato quattro famiglie di rifugiati, due afghane e due ucraine, accolte dalla comunità a Roma. Ha ascoltato la loro storia, e a Julia Kurochka, di Kiev, che è arrivata in Italia con i suoi tre bambini, la madre e il marito, Pelosi ha assicurato che “i 40 miliardi di dollari che gli Usa hanno impiegato per l’Ucraina sono per aiuti militari ma anche per aiuti umanitari”.