“Questi ragazzi sono già italiani,legge arriva tardi”

Ius Scholae sulla lavagna.
Ius Scholae sulla lavagna.

ROMA. – “Nella mia scuola non esiste lo straniero ma il compagno e lo Ius scholae sarebbe una conquista fondamentale che nella realtà però già esiste. I ragazzi non vedono le differenze che vedono gli adulti”. A parlare è Annalisa Laudando, da tre anni dirigente scolastico all’Istituto comprensivo di Via Poseidone a Torre Angela, estrema periferia di Roma, che accoglie 1.100 studenti, il 39% dei quali stranieri provenienti da ben 32 paesi extracomunitari, in un percorso che va dall’asilo alle medie.

Scuola polo per l’intercultura, attraverso i fondi Fami la Via Poseidone ha potuto svolgere molti corsi di integrazione. “Qui accogliamo bambini appena arrivati in Italia che non parlano la nostra lingua – spiega – minori stranieri non accompagnati che quest’anno sono stati due, uno tunisino e uno gambiano”.

La preside racconta la storia di Mohamed (nome di fantasia) il 14enne tunisino arrivato nella sua scuola a maggio: “Mi ha rubato il cuore – ammette – ha viaggiato 27 ore su un gommone dopo che la famiglia gli ha detto di partire per cercare una vita migliore. Ora è in una casa famiglia e qui ha frequentato per un mese la seconda media. Non si fidava di noi, l’ho tenuto un giorno in presidenza con me perché era molto nervoso, ma alla fine abbiamo comunicato, con il linguaggio del cuore e oggi i suoi disegni sono dietro la mia scrivania, insieme a quelli dei miei figli. Io per lui sono ‘mudira’, ovvero maestra nella sua lingua, buona”.

Sono arrivati nell’istituto bambini ucraini, afghani, rom, ma anche tutori legali, il tribunale dei minori. “Nonostante le difficoltà, che sono tantissime, imparo ogni giorno una lezione – dice la preside – Abbiamo attivato corsi di sartoria, L2 (corsi di italiano per stranieri) o di alfabetizzazione digitale per le mamme e i papà extracomunitari svolti di sabato. E per poter permettere loro di frequentarli ai bambini abbiamo fatto seguire contemporaneamente corsi di ceramica, laboratori di mimi e ombre cinesi, corsi ginnici, giochi di strada”.

La festa multietnica ha concluso l’anno, tutti hanno portato a casa, mamme, papà e bambini di tutti i Paesi, i loro attestati: “La società è molto più avanti della politica – riflette la dirigente – Qui ci sono bambini stranieri che hanno cominciato da noi la scuola dell’infanzia e che hanno finito le scuole medie e che rientrerebbero a pieno titolo nello Ius scholae. Faccio un appello affinché venga approvato quello che definisco un atto concreto di civiltà e mi auguro che chi ha il potere rifletta e ponderi bene questa scelta per poter offrire un’opportuntià a tutti indistintamente”.

(di Simona Tagliaventi/ANSA)

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