Intervento rivoluzionario al cuore per la fibrillazione

La preparazione della sala operatoria del pronto soccorso dell'ospedale Niguarda, Milano
La preparazione della sala operatoria del pronto soccorso dell'ospedale Niguarda, Milano, 28 maggio 2020. ANSA/Filippo Venezia

TORINO. – Primo intervento al mondo nel suo genere a Torino per la cura della fibrillazione atriale, che consente di abbattere il rischio di ictus in pazienti per i quali è controindicata la terapia anticoagulante e antiaggregante, per il rischio di sanguinamenti. Pazienti per i quali nemmeno la metodica classica di intervento, dall’interno del cuore, risulta efficace e duratura, in particolare in presenza di forme avanzate di lunga durata o cuore strutturalmente alterato.

La novità consiste in un approccio che combina due tecniche, ovvero un’ablazione (l’annullamento dei percorsi elettrici anomali) della fibrillazione atriale sia tradizionale che attraverso la superficie esterna, epicardica, del cuore, mediante un approccio mini-invasivo non chirurgico, insieme a una legatura esterna epicardica, ma non chirurgica della auricola (prolungamento cavo dell’atrio) sinistra.

L’intervento cardiologico, in sedazione superficiale, ha riguardato un paziente torinese di 56 anni, dimesso dopo due giorni, asintomatico e senza complicazioni, con decorso quindi regolare. A intervenire è stato il dottor Stefano Grossi responsabile dell’elettrofisiologia dell’ospedale Mauriziano di Torino, nella Cardiologia diretta dal dottor Giuseppe Musumeci.

“L’intervento tradizionale – ha spiegato Grossi – prevede l’ingresso dalla superficie interna del cuore, ma in alcuni pazienti può risultare inefficace, se le cellule da bruciare sono verso l’esterno e il cuore è particolarmente compromesso. Con l’altro tipo di intervento non chirurgico, per il quale si usano cateteri, normalmente si arriva alle vene e si può arrivare alla superficie del cuore, come abbiamo fatto. L’approccio epicardico è una tecnica inventata in Brasile, dove sono andato ad impararla e che pratico da 15 anni. A questa – ha specificato – abbiamo aggiunto la chiusura dell’auricola, favorita dalla commercializzazione di un laccio che la chiude strozzandola, con un cappio”.

La combinazione delle due tecniche ha consentito di ripristinare un regolare ritmo cardiaco e di abbattere sensibilmente, come viene spiegato dall’ospedale, il rischio di ictus cerebrale, evitando inoltre una successiva necessità di terapia anticoagulante o antiaggregante a lungo termine, quindi con un sostanziale miglioramento della qualità di vita. Determina inoltre un’esclusione anche elettrica della auricola, che migliora ulteriormente il risultato dell’ablazione.

La tecnica rappresenta quindi un’evoluzione nel trattamento di quella che è la più diffusa aritmia cardiaca. La fibrillazione atriale infatti affligge milioni di italiani. Si può calcolare, viene spiegato dal Mauriziano, che solo a Torino e provincia insorgano circa 1.000 nuovi casi ogni anno e che la diffusione sia destinata ad aumentare, essendo legata all’invecchiamento, con un’incidenza che risulta aumentata con la pandemia da Covid 19.

La fibrillazione atriale, come noto, produce sintomi come batticuore, difficoltà di respiro, facile affaticamento, può dare origine a un’insufficienza cardiaca ed è legata a un rischio aumentato di ictus cerebrale, di cui è causa nel 20% dei casi. E’ noto inoltre che possa essere responsabile di decadimento cognitivo di grado variabile, fino alla demenza.

(di Claudia Tomatis/ANSA)

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