Presidente Mattarella calma le acque e rassicura Draghi

Il Presidente Sergio Mattarella con Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri, in occasione dell'incontro in vista del Consiglio Europeo
Il Presidente Sergio Mattarella con Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri, in occasione dell'incontro in vista del Consiglio Europeo. (Ufficio stampa Presidenza della Repubblica)

ROMA. – Già con l’incontro serale con Giuseppe Conte il Quirinale aveva capito che che il MoVimento andava aiutato a superare la tempesta provocata dalle amministrative e dalla scissione dimaiana. E che non sarebbe uscito dal governo. Ma c’era da ricucire. E molto, vista la rabbia del leader pentastellato dopo le indiscrezioni – smentite dallo stesso Draghi -che riportavano di pressioni di Chigi su Beppe Grillo per far sostituire l’avvocato del popolo.

Per questo Sergio Mattarella ha ascoltato con attenzione Mario Draghi in un incontro che, assicurano al Colle, era di routine dopo un vertice importante come quello della Nato. Era importante però illuminare ancora una volta la scena politica e, soprattutto, ribadire ai partiti che dopo Mario Draghi c’è solo il voto.

Non c’è stato bisogno di veicolare messaggi imperiosi o di sottolineare come sia da irresponsabili staccare la spina ad un governo lanciato nella realizzazione del Pnrr, impegnato in una guerra, alle prese con siccità e pandemia. Semplicemente non ci sono alternative allo scioglimento anticipato di una legislatura che, tra l’altro, ha raggiunto l’ultimo miglio.

La politica del bastone e della carota, è stata definita in Parlamento. Da un lato affabilità, sangue freddo e pazienza nel ricucire, dando a Cesare quel che è di Cesare. E il premier lo ha ampiamente fatto in una conferenza stampa nella quale ha sottolineato più volte il ruolo centrale del M5s nella maggioranza. Dall’altro lato non si poteva che rimettere al centro l’impossibilità di proseguire con forme diverse di sostegno al governo. Come quella dell’appoggio esterno, ipotesi che in queste ore passa di bocca in bocca tra le truppe pentastellate.

Non è un caso che su questo punto – e Mattarella è pienamente d’accordo – Mario Draghi sia stato chiarissimo: per lui questo è l’ultimo governo da premier e se si cambia qualcosa il giocattolo si rompe. Non c’è stato bisogno quindi di minacciare elezioni anticipate, peraltro ad alto rischio prima della Finanziaria, o sfracelli da spread con i mercati che guardano ad una Italia che alza le mani e molla il Recovery plan ad un passo dal traguardo.

Ecco perché sin da ieri il Colle ha sparso discretamente serenità nell’olimpica convinzione che anche questa volta i partiti sapranno digerire le tensioni. Continue fibrillazioni che certo non sfuggono ai radar presidenziali impegnati a registrare con uguale preoccupazione i tormenti della Lega, anch’essa ciclicamente tentata dalla formula, mai troppo riuscita in Italia, dell’appoggio esterno. Impensabile, sia per Mattarella che per Draghi. Non è il tempo di sfilarsi dalla battaglia per qualche voto in più. Non ancora, almeno.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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