Bosone di Higgs chiave di volta per la nuova fisica

Bosone di Higgs
Bosone di Higgs. (Archivio)

ROMA. – Il bosone di Higgs è tutt’altro che storia passata: nonostante sia stato scoperto ormai dieci anni fa è ancora questa celebre particella la chiave di volta per scoprire nuove leggi della natura e per per aprire le porte della cosiddetta nuova fisica. Suoi alleati saranno gli acceleratori di particelle del futuro, più potenti e complessi e insieme potranno costruire nuove teoria, capaci di accogliere tutte le conoscenze sulle particelle, comprese quelle che costituiscono la materia oscura e l’energia oscura, che insieme occupano il 95% dell’universo.

E’ questa l’ambizione degli oltre 1.200 ricercatori riuniti in questi giorni a Bologna in uno dei maggiori eventi scientifici mondiali, la Conferenza Internazionale della Fisica delle Alte Energie (Ichep). “Siamo in attesa dell’imprevisto”, ha detto all’ANSA Lucio Rossi, dell’Università di Milano e associato dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), nel cercare di descrivere l’aria che si respira in questi anni nella comunità scientifica internazionale.

“Il fatto è – ha aggiunto – che più facciamo misure e più la nostra teoria di riferimento il cosiddetto Modello Standard, una sorta di Magna Carta o di Bibbia, spiega bene quel che stiamo studiando. Ma nello stesso tempo non spiega il 95% di quel che compone l’universo, ossia l’insieme di materia oscura ed energia oscura. E non spiega in realtà neanche il bosone di Higgs!”.

Può sembrare un controsenso perché, se per molti aspetti la scoperta del bosone di Higgs è stata il massimo coronamento del Modello Standard, è allo stesso tempo anche l’elemento che lo mette in crisi. “E’ come aver trovato un alieno – ha aggiunto Rossi – che ha delle caratteristiche che ci si attendeva e altre però misteriose. Probabilmente sarà proprio questa particella il grimaldello per entrare in questa nuova fisica che dovrà unificare tutto quel che conosciamo e quel che ancora non conosciamo”.

Da anni materia oscura ed energia oscura rappresentano forse il più grande enigma da risolvere per il mondo della fisica e per comprenderne la reale natura occorre procedere da tanti fronti. Sono infatti decine gli esperimenti in tutto il mondo, in corso in programma, ed è tantissimo il lavoro per sviluppare acceleratori di particelle sempre più potenti, ad esempio sfruttando le innovative cavità superconduttive, oppure sensori sempre più sensibili che sfruttano i fenomeni quantistici, come il lavoro nato dalla cooperazione del Centro Sqms (Superconducting Quantum Materials and Systems) del Fermilab con Infn.

“Presto faremo delle misure sincronizzate al Gran Sasso, Padova e al Fermilab con sensori così raffinati e sensibili che potremmo essere in grado di rilevare l’esistenza della materia oscura”, ha detto Anna Grassellino, direttrice del Centro Sqms. Anche dai neutrini, le più elusive tra tutte le particelle, potrebbero arrivare tantissime altre risposte (o domande) su tutte: “perché l’universo è fatto di materia e non di antimateria?”, ha spiegato Alessandra Tonazzo, dell’Università francese Paris-Diderot, che fa parte della rete di oltre 1.000 ricercatori coinvolta in Dune, il grande esperimento in fase di sviluppo che cercherà di cogliere le cosiddette oscillazioni dei neutrini.

Tante le sfide che la fisica si troverà ad affrontare nel prossimo futuro, “una situazione – ha sottolineato Lucio Rossi – che per molti aspetti ricorda quella di fine ‘800, quando si era convinti di aver compreso moltissime cose ma allo stesso tempo si percepiva l’arrivo di un qualche ‘scossone'”. Poco dopo la fisica fu completamente stravolta dalla relatività di Einstein e dalle bizzarre scoperte nel mondo della meccanica quantistica. “Come in ogni momento di attesa – ha concluso – c’è chi si entusiasma e chi entra in crisi, ovviamente servono idee ed intuizioni ma allo stesso tempo solo con strumenti sempre più potenti emergeranno nuovi elementi del puzzle e modi per testare nuove o vecchie teorie”.

(di Leonardo De Cosmo/ANSA)