Vecchi (PD): “Valorizzare i connazionali che vivono all’Estero”

Luciano Vecchi: "Nel “Decreto Rilancio”, un pacchetto di provvedimenti per gli italiani all’estero".
Carlota Merchán e Luciano Vecchi nell’incontro organizzato dal Circolo del Pd di Madrid nel centrico Ristorante Margherita di Madrid

MADRID – “Quello della cittadinanza è un tema complesso. Lo è in tutto il mondo. Risente, in termini generali, delle diverse situazioni che ha vissuto il Paese. L’Italia, per oltre un secolo, è stata un paese di emigrazione. Ma, da alcuni decenni, lo è di immigrazione. Segnalo un dato che mi pare interessante: un paio d’anni fa, c’erano tanti italiani residenti all’estero quanti cittadini stranieri residenti in Italia. Oggi, gli italiani residenti all’estero sono tornati ad essere più numerosi. Nonostante il COVID, è aumentato il flusso di emigrazione ed è rallentato moltissimo quello di immigrazione. Sullo ‘Ius Scholae’ esistono orientamenti diversi tra le forze politiche”. Lo ha commentato alla “Voce” Luciano Vecchi, responsabile del Dipartimento del Partito Democratico per gli Italiani nel Mondo. Giunto a Madrid nei giorni scorsi, per partecipare all’evento organizzato dal Circolo del PD “Sandro Pertini” in occasione della ricorrenza dei 40 anni del trionfo azzurro nel mondiale di calcio svoltosi in Spagna nel 1982. Lo abbiamo incontrato poco dopo il colloquio con l’Ambasciatore Riccardo Guariglia; colloquio al quale ha partecipato anche Pietro Mariani, Coordinatore del PD-Iberia e membro del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.
Vecchi, attento osservatore e conoscitore del mondo dell’emigrazione italiana, considera che “un problema comune a tutte le nostre Collettività è la difficoltà nel rapporto con il sistema istituzionale italiano, a cominciare dall’attività consolare”.
– Ne ha parlato con l’Ambasciatore Guariglia?
– Certamente. – ha confermato -. Abbiamo ragionato su come, nel caso spagnolo, migliorare strutturalmente l’offerta dei servizi a una comunità in crescita costante. Ci sono alcuni problemi specifici ed altri di carattere generale. Quelli specifici sono legati all’organico a disposizione dei consolati e all’organizzazione interna di cui questi si sono dotati. I problemi più generali, alcuni dei quali richiedono scelte coraggiose da parte del sistema istituzionale politico italiano, sono legati ad un’attenzione che talvolta manca all’interno dell’establishment. Va dall’ottenimento di una carta d’identità elettronica o di un codice fiscale elettronico, all’accesso al Sistema Pubblico di Identità Digitale o al rapporto con la burocrazia. Eppure, si dovrebbe tener conto che il 10 per cento della popolazione italiana vive all’estero. I problemi, i dubbi che abbiamo sollevato, e che continuiamo a sollevare – ha aggiunto -, non sempre hanno ricevuto l’attenzione che meritano da parte degli apparati dello Stato o delle altre forze politiche.
Sostiene che è importante, “anche per il futuro dell’Italia, valorizzare i milioni di connazionali che vivono all’estero”.
– Una volta – ha affermato -, era una costante parlare delle rimesse… le famose rimesse degli emigrati che hanno permesso a suo tempo di tenere in equilibrio la bilancia dei pagamenti…
– Tutt’oggi – abbiamo fatto notare – le rimesse degli italiani costituiscono un’entrata importante per il Paese… Certo, non sono le rimesse tradizionali. Pensiamo, ad esempio, alle pensioni maturate all’estero da lavoratori che sono rientrati in Italia.
– C’è stato recentemente un importante convegno a Roma promosso dalla “Fondazione Migrantes” assieme all’INPS – ha commentato -. È emerso, tra le varie questioni, un dato interessante: ogni anno i sistemi pensionistici esteri pagano oltre tre miliardi di euro di pensioni in Italia. Le pensioni maturate in Italia ma pagate all’estero sono circa un miliardo.
Vecchi, poi, si è soffermato su alcune iniziative portate avanti dal Partito Democratico. “Piccole conquiste”, le definisce, che favoriscono i connazionali residenti all’estero.
– Per iniziativa del Partito Democratico e dei suoi gruppi parlamentari – ha affermato – è stata approvata l’estensione dei bonus per la ristrutturazione edilizia anche alle case in Italia degli italiani residenti all’estero. Molti nostri connazionali vi hanno avuto accesso; tanti altri non ci sono riusciti per questioni burocratiche. Ad esempio, la difficoltà nei rapporti col sistema bancario italiano.
Ci spiega che ci sono state iniziative importanti anche “per favorire il rientro dei ricercatori, i cosiddetti cervelli in fuga”.
– In molti casi – ha ammesso -, ci sono state resistenze da parte del sistema italiano a cogliere queste potenzialità; resistenze all’interno del mondo della ricerca, dell’università e perfino delle imprese. Sarà questa, credo, la battaglia su cui ci concentreremo; sulla quale si concentreranno i nostri eletti nel Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. È un gioco “win-win”.

Lo Ius Scholae e i diritti civili

Un aspetto dell’incontro organizzato dal Circolo del PD di Madrid

Torniamo allo “Ius Scholae”, un progetto di legge che, arrivato alla Camera, prevede la riforma della normativa per ottenere la cittadinanza. O, per essere più precisi, per facilitare ai giovani nati in Italia da genitori stranieri di ottenere la cittadinanza italiana. La proposta, presentata da Giuseppe Brescia, deputato del M5S, prevede che la cittadinanza italiana possa essere richiesta prima dei 18 anni di età da coloro che sono giunti in Italia entro i 12 anni, hanno risieduto legalmente e senza interruzioni nel Paese e hanno completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni. Una proposta di legge che discrimina chi, per tante ragioni, non ha avuto accesso ad una educazione scolastica formale.
– È sorprendente, a nostro avviso, che ai figli di stranieri nati in Italia si voglia esigere un percorso scolastico per concedere loro la cittadinanza. Stiamo parlando di giovani che sono nati nel Paese e non conoscono altro che l’Italia; ed anche di giovani che, emigrati con i genitori ancora bambini, non hanno potuto frequentare la scuola. Ad esempio, perché, costretti dalla necessità, hanno dovuto aiutare il padre o la madre nel lavoro. A loro oggi si nega l’integrazione piena nel tessuto sociale del Paese. Tanto per citare un esempio: vi sono atleti, campioni nazionali nelle loro specialità che, pur avendo vissuto tutta la vita nel Paese, non possono rappresentare l’Italia nelle gare internazionali. Non possono, perché figli di emigranti. Tante le contraddizioni della politica. Sono recenti le dichiarazioni del ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia, che sostiene la necessità di un’apertura ai lavoratori stranieri per la carenza di personale nel settore della ristorazione; carenza, questa, che potrebbe mettere in pericolo la stagione estiva. Tali dichiarazioni hanno suscitato stupore perché la Lega è contraria all’ingresso dei lavoratori stranieri nel nostro Paese.
– Bisogna fare un passo alla volta, soprattutto in Parlamento – ha commentato Vecchi -. Siamo convinti che è nel totale interesse del Paese facilitare l’accesso alla cittadinanza. Tutti i dati indicano che, laddove l’immigrazione si trasforma facilmente in integrazione, non vi sono più problemi collaterali, comunque si vogliano intendere questi problemi.
Ha sottolineato che ciò che chiedono gli stranieri residenti in Italia è quanto “da sempre hanno chiesto i connazionali nei paesi dove sono emigrati”.
– È evidente la contraddizione in seno alle forze politiche, soprattutto quelle di destra – ha sottolineato-. Il nostro obiettivo – ha quindi precisato – è quello di una società integrata, coesa pur nella diversità culturale e religiosa. Spero che lo “Ius Scholae” possa essere approvato in questa legislatura. In ogni caso, continueremo nel nostro impegno.
– Ius Solis per Ius Sanguinis… Chi suggerisce di cambiare il concetto di Ius Sanguinis per quello di Ius Solis, in materia di cittadinanza, si sarà soffermato a pensare che in questo modo si negherebbe il diritto alla cittadinanza a tanti figli di connazionali all’estero? Questi, specialmente oltreoceano, hanno un attaccamento particolare verso la terra dei genitori.
Vecchi ci ha tenuto a sottolineare che il Partito Democratico non ha “mai proposto di porre limiti allo Ius Sanguinis” né suggerito di cambiare questo concetto per quello dello “Ius Solis”. E ha riconosciuto che “l’ideologizzazione dello scontro su questo tema rende molto difficile affrontarlo”
– In ogni caso – ha affermato -, noi consideriamo opportuno mantenere il sistema attuale.

I Circoli del PD e il PSOE

La conversazione, in una torrida giornata estiva, si è svolta in una “terrazza”, di fronte ad una varietà di “tapas” tipicamente “madrileñas”. Una timida brezza gioca con le foglie secche mentre nei tavolinetti accanto alcune turiste sorseggiano bibite fredde per ristorarsi.
Vecchi ha ammesso che l’evento organizzato dal Circolo del PD, pur essendo assai significativo politicamente in quanto vi hanno assistito anche Carlota Mechán (Coordinatrice del Dipartimento di Politica Internazionale del PSOE); Diego Cruz (Vicepresidente della “Mesa Asamblea de Madrid” del PSOE) e Horacio Diez (Segretario Politica UE-PSOE-Madrid), è stato un pretesto, “molto intelligente, per riunire parte della Comunità italiana di Madrid, la cui presenza cresce velocemente”.
– È, però, una presenza diversa da quella che si riscontra nei paesi tradizionalmente di emigrazione italiana – ci ha tenuto a precisare. Ha spiegato:
– È una migrazione che è avvenuta e continua ad avvenire in maniera massiccia ma su una base individuale; quindi, senza preesistenti legami sociali, territoriali, politici. Questi – ha proseguito – sono elementi che hanno caratterizzato l’emigrazione italiana in altri paesi e in altre epoche. C’è evidentemente una comunità importantissima sia dal punto di vista numerico, sia da quello del ruolo sociale che svolgono. La Spagna si è dimostrata un paese molto aperto.
A suo avviso, la Comunità italiana deve affermarsi in Spagna anche in una dimensione collettiva. In particolare, deve farlo il Circolo del Partito Democratico. Per questo considera importante “rafforzare i già eccellenti rapporti con il Partito Socialista Operaio Spagnolo che è il referente naturale con cui” il PD condivide una “collaborazione fattiva da posizioni quasi sempre simili sul piano europeo”.
– Il Partito Democratico in Spagna ha cominciato da qualche anno ad organizzarsi – ha spiegato -. Nelle recenti elezioni dei Comites, nelle quali ha promosso liste ampiamente rappresentative e di qualità, ha dimostrato di essere un punto di riferimento importante per la Comunità italiana.
Ha ricalcato che il “Partito Democratico è l’unica forza politica italiana, e una delle poche nel mondo, che considera le proprie comunità all’estero non agenti di propaganda, ma parte essenziale di un progetto politico”.
– Il PD mondo – ha ricordato – è considerato anche statutariamente la ventunesima regione italiana. Nel Partito democratico, dei circa 1000 membri della sua Assemblea Nazionale, 75 vivono all’estero e rappresentano questa rete politica. Dopo anni di pandemia, in cui è stato sostanzialmente impossibile incontrarsi di persona – ha aggiunto -, è importante che ci si torni a riunire. Per la direzione del Partito democratico in Italia, è importante conoscere direttamente le nostre comunità, il lavoro che svolgono i nostri circoli e le varie realtà locali, per poterne trarre indicazioni da inserire nella sua linea politica.
Alla domanda circa gli incontri con i rappresentanti del Psoe, ai quali ha assistito accompagnato da Mariani, Vecchi ha subito precisato che esiste una grande intesa con la socialdemocrazia tedesca e con i socialisti portoghesi e ha sottolineato che “i contatti con il PSOE sono permanenti”. Ha rivendicato il lavoro fatto in seno al gruppo socialista del Parlamento Europeo e del Partito Socialista Europeo e ha precisato che la “linea del Partito Democratico è evidentemente molto europeista”.
Nell’incontro con Carlota Merchán, coordinatrice del Dipartimento di Politica internazionale e Cooperazione del Psoe, uno dei temi affrontati è stato come promuovere insieme iniziative culturali e politiche importanti, specialmente in Spagna.
– Molti dei nostri iscritti, dirigenti del Circolo del PD in Spagna – ha precisato -, sono iscritti anche al Psoe e molto attivi in questo partito. Penso che questo aspetto vada ulteriormente sviluppato, sulla base di iniziative comuni. Ad esempio, offrendo elementi di formazione comune ai nostri quadri di conoscenza reciproca dei sistemi politico e istituzionale che sono molto simili e, allo stesso tempo, tanto diversi. E anche uno scambio su temi riguardanti le esperienze politiche. Faccio un esempio – ha concluso -: in Spagna per la prima volta c’è un governo di coalizione. In Italia, abbiamo più di settant’anni di esperienza.
Mauro Bafile

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