Oltre 70 tavoli di crisi, 95mila lavoratori coinvolti

Lavoratori dell'industria metalmeccanica
Lavoratori dell'industria metalmeccanica.

TORINO.  – Sono 73 i tavoli di crisi aperti al Mise, 95.000 i lavoratori coinvolti. Dalla siderurgia all’automotive alle telecomunicazioni con vertenze ormai storiche come quelle della Whirlpool o della Blutec. Da Trieste, dove sale la protesta dei lavoratori della Wartsila, a Genova con la situazione a rischio di Ansaldo Energia fino al Sud.

Secondo i dati forniti dalla Struttura per la crisi d’impresa del Mise, ricostituita dal ministro Giancarlo Giorgetti un anno fa e coordinata da Luca Annibaletti, i tavoli attivi sono mdiminuiti rispetto a fine 2021 da 55 a 46, mentre quelli di monitoraggio in cui si verificano con le istituzioni locali e le parti sociali i percorsi di reindustrializzazione e rilancio sono aumentati da 14 a 27.

Di questi ultimi 15 riguardano crisi risolte come Corneliani, Ideal Standard, Caterpillari, Acc e Bosch. In alcuni casi, come quello della ex Gkn di Campi Bisenzio (Firenze), si cerca ancora muna soluzione, ma i nuovi investitori interessati alla reindustrializzazione non si sono presentati al tavolo al Mise. Per salvare l’Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, il Decreto Aiuti bis autorizza la possibilità di sottoscrivere aumenti di capitale fino ad un milione di euro.

“Settori strategici stanno attraversando crisi o ristrutturazioni. Non si sta facendo i conti con il costo dell’energia, si va avanti con gli interventi una tantum, manca una visione, una strategia. Tra i lavoratori e le lavoratrici metalmeccaniche c’è grande angoscia, paura, preoccupazione e anche rabbia” osserva Michele De Palma, segretario generale della Fiom.

Oggi sono scesi in piazza a Trieste i lavoratori della Wartsilia, che hanno scioperato otto ore contro la chiusura della produzione dei motori navali nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra con 450 licenziamenti: centinaia di berretti sono stati depositati a terra in un flash mob al quale hanno partecipato istituzioni e cittadini. Un corteo c’è stato anche a Genova. Negli ultimi giorni proteste hanno interessato anche la Supermonte, che produce contenitori per il trasporto di vino, birra e olio, e le Acciaierie Sicilia, dove sono a rischio 500 posti di lavoro.

“Il conflitto è l’unica risposta. O c’è il conflitto normale democratico – osserva De Palma – o ci sono le manifestazioni di odio, rancore individualismo che vediamo in giro nel Paese. I metalmeccanici sono stati un modello durante la fase più complicata, quella della pandemia, ora sono di nuovo invisibili. C’è una campagna elettorale in cui si fa a gara a chi la spara più grossa, mentre aziende come l’Ansaldo Energia rischiano di saltare e c’è un disastro nell’Automotive dove bisognerebbe governare la transizione all’elettrico”.

Secondo il leader della Fiom “al Mise più che andarci per affrontare le crisi bisognerebbe andarci per progettare il futuro”.

(di Amalia Angotti/ANSA).

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