Raid russi sul Donbass, strage alla fermata di un bus

Vigili del fuoco cercano sotto le macerie di una scuola bombardata dai russi a Kharkiv, nel dombass, Ucraina. (ANSA)

ROMA. – L’esercito russo continua a puntare sull’artiglieria per fiaccare la resistenza ucraina nel Donbass, ma inevitabilmente aumentano i rischi per i civili. Questa volta i proiettili sono caduti su una fermata di un autobus a Toretsk, uccidendo almeno 8 persone e ferendone 4, fra cui bambini.

Più a sud le preoccupazioni si concentrano sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dai russi, pericolosamente vicina all’area dei combattimenti. Secondo l’Aiea la situazione è “completamente fuori controllo”, perché gli standard di sicurezza non sono per niente rispettati.

Il raid russo su Toretsk, cittadina di 30mila abitanti nel sud-est dell’Ucraina nei pressi della prima linea degli scontri, è solo uno dei tanti che hanno investito l’oblast di Donetsk.

Tanto che le autorità di Kiev da settimane hanno moltiplicato gli appelli alla popolazione ad abbandonare le proprie case, tra l’altro ormai a corto di acqua e riscaldamento. A Toretsk il governatore ucraino ha denunciato l’ennesima strage di civili, colpevoli soltanto di voler prendere un autobus, ma il nemico ha mrisposto utilizzando gli stessi argomenti: i costanti bombardamenti dell’esercito ucraino nel capoluogo hanno ucciso sei persone. E i raid sarebbero avvenuti durante una ceremonia di saluto al tenente colonnello Olga Kachura: la prima ufficiale donna tra le file dei russi uccisa nel conflitto.

Sul fronte meridionale le conseguenze della guerra rischiano mdi essere devastanti a Zaporizhzhia, se un missile o un colpo di mortaio dovesse colpire la centrale nucleare più grande d’Europa. Lo ha detto senza mezzi termini il capo dell’agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, avvertendo che l’impianto, ancora in funzione nonostante l’occupazione russa, ha bisogno urgente di un’ispezione e di riparazioni. “La situazione è molto fragile. Ogni principio di sicurezza è stato violato in un modo o nell’altro e non possiamo permettere che si mvada avanti così”.

In questa fase le uniche speranze di un rallentamento del conflitto sono riposte nei segnali arrivati da Vladimir Putin, che sarebbe disposto a negoziare con Kiev. Almeno secondo quanto ha sostenuto l’ex cancelliere tedesco Gerard Schroeder dopo una visita al Cremlino. Da questo punto di vista i riflettori sono puntati sull’incontro in programma domani a Sochi tra Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin. Il precedente, in occasione del trilaterale a Teheran il 19 luglio scorso, è incoraggiante, mperché in quell’occasione il leader turco era riuscito a convincere lo zar a sbloccare i porti ucraini per far ripartire le navi cariche di grano.

A Kiev invece prevale lo scetticismo nei confronti di Mosca (“vogliono imporci la loro pace”, afferma il governo), en el frattempo si tenta una sponda con Pechino. Volodymyr Zelensky ha fatto sapere di volere un “colloquio diretto” con Xi Jinping.

“É uno Stato molto potente. È un’economia potente. Quindi può influenzare politicamente ed economicamente la Russia”, ha detto il leader ucraino in un’intervista ai media cinesi. Auspicando che l’interesse di Xi per la stabilità internazionale (che fa bene agli affari) prevalga sull’alleanza con Mosca.

L’aiuto di Pechino potrebbe costituire una svolta per gli ucraini, che adesso devono fare i conti anche con le accuse di non proteggere i civili, provenienti da un organismo internazionale che certamente non sostiene Mosca. É stata Amnesty, dopo una ricerca condotta nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv, a denunciare che le “forze ucraine hanno messo in pericolo la popolazione collocando basi nei centri abitati, anche in scuole e ospedali”.

Un attacco inaspettato per Kiev, che ha reagito con durezza. Il rapporto è “ingiusto e vergognoso e alimenta la campagna di disinformazione e propaganda” ordita dai russi, hanno tuonato il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak ed il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba.

(di Luca Mirone/ANSA).

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