Pd fa passi avanti con Ev-Si. Di Maio chiede pari dignità

Il Segretario del Partito Democratico (PD) Enrico Letta durante la conferenza stampa.
Il Segretario del Partito Democratico (PD) Enrico Letta durante la conferenza stampa. (ANSA)

ROMA. – Passi avanti. Nel Pd vedono sviluppi positivi nel confronto con Ev e Si per allargare a sinistra la coalizione. Dopo la frenata decisa da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, seguita all’ingresso in squadra di Carlo Calenda con Azione, i due hanno incontrato per un’ora e mezza Enrico Letta, e ora due giorni dovrebbero bastare a sciogliere nodi e riserve, su intese programmatiche e seggi.

Lo sforzo del leader dem di rafforzare una coalizione “larga e plurale”, che sia competitiva per cercare di “battere la destra sovranista”, si sta rivelando impegnativo, ma a piccoli passi procede anche per tenere a bordo Luigi Di Maio. Non è ancora fissata una nuova riunione con il ministro degli Esteri, che però ha mandato un chiaro messaggio, chiedendo “pari dignità” per il suo Impegno civico: “Non ci sono partiti di serie A e serie B”.

Un nuovo incontro è atteso dopo i confronti interni in Sinistra italiana, Europa verde, ma anche nel Pd, per soppesare le valutazioni emerse nel vertice alla Camera, andato in scena con un giorno di ritardo rispetto al previsto. Ev e Si avevano chiesto una pausa di riflessione, sollevando problemi di compatibilità con le priorità di Carlo Calenda, nonché con un atteggiamento considerato di eccessivo protagonismo da parte del leader di Azione, che ha ottenuto una trentina di seggi, cifra che ha fatto storcere il naso anche a qualche dem.

L’ex ministro forse non a caso ha usato toni più soft. A parte quando di prima mattina ha detto che il suo partito non è disponibile a compromessi per ricomporre il dialogo con Si e Ev e allargare una coalizione di cui si considera uno dei due leader, assieme a Letta.

Per tutto il giorno Fratoianni e Bonelli hanno proseguito le interlocuzioni, studiando anche un documento con alcune condizioni programmatiche non negoziabili, come il supporto a famiglie in crisi e il no al nucleare. Alla fine non hanno presentato a Letta alcun testo, ma hanno chiarito che “una coalizione con al centro del proprio programma l’Agenda Draghi per noi non è praticabile”. E hanno ascoltato con soddisfazione la volontà del Pd di “rendere centrale” l’alleanza di sinistra.

L’epilogo dell’incontro allontana ogni scenario di avvicinamento fra Ev-Si e il M5s, anche se c’è stata una nuova telefonata tra Fratoianni e Conte. L’ex premier e big del suo partito come Alessandra Todde e Stefano Patuanelli, in queste ore hanno definito quello del Movimento il vero programma di sinistra. Ammiccamenti che, per il momento, non fanno decollare una possibile intesa.

Anche perché alcune dichiarazioni di Bonelli hanno indispettito il M5s (“Non ci deve usare per negoziare con il Pd”, l’avvertimento di Conte), e perché nel Movimento è forte la corrente di chi ritiene opportuno correre da soli evitando alleanze “opportunistiche”. “Non è che se Fratoianni e Bonelli non fanno l’accordo con il Pd sui seggi vengono da noi”, l’altro avvertimento dell’ex premier, che non usa toni perentori di fronte all’ipotesi di un riavvicinamento con il Pd: “In questo momento mi sembra abbastanza improbabile, si sono messi in un calderone e non so cosa ne possa uscire”.

Per ora non tornano i conti nemmeno fra il Pd e Luigi Di Maio, che non si accontenta del diritto di tribuna, sufficiente a garantire un posto sicuro a lui, a Bruno Tabacci che lo affianca nell’avventura di Impegno civico, lasciando gli altri ex M5s che hanno seguito il ministro degli Esteri in Ipf a correre in lista con poche chance di raggiungere il 3%.

All’indomani dell’incontro con Letta, Di Maio ha riunito i suoi parlamentari, spiegando di aver chiesto ai potenziali alleati “dignità e rispetto reciproco”. “A mio avviso la coalizione deve essere la più ampia possibile per essere competitiva e fermare gli estremismi”, è il ragionamento di Di Maio, che chiede “capire dove voglia andare l’alleanza che sta nascendo attorno al Pd. E mette una condizione: “Le forze politiche di una coalizione non possono essere differenziate in partiti di serie A e di serie B”.

(di Paolo Cappelleri/ANSA)