Produzione industriale scende, incertezza sul Pil

Un'operaio metalmeccanico al lavoro in un'immagine d'archivio
Un'operaio metalmeccanico al lavoro in un'immagine d'archivio. GIORGIO BENVENUTI-ARCHIVIO. ( ANSA / DC)

ROMA. – Prima erano solo nuvole all’orizzonte, ora la temuta frenata dell’economia sta scagliando i suoi primi fulmini. Per il secondo mese di seguito la produzione industriale in Italia arretra, scendendo del 2,1% a giugno, dopo il calo di 1,1% a maggio. Sul trimestre per ora si mantiene comunque in crescita, ma i mesi a venire sono carichi di incertezza.

Tanto che lo stesso Istat, nella nota mensile sull’economia italiana che ricorda la “decisa accelerazione” del Pil del secondo trimestre, mette in guardia dalla “possibile flessione dell’attività manifatturiera” nei prossimi mesi. E’ l’inflazione che continua a pesare sulle prospettive: a luglio le aspettative di consumatori e imprese restano caratterizzate da “incertezza e cautela”.

La situazione è difficile a livello globale: “Segnali di decelerazione dell’attività economica ed elevata e diffusa inflazione continuano a contraddistinguere lo scenario internazionale”, spiega l’istituto di statistica secondo cui l’evoluzione della congiuntura è messa in pericolo dall’aumento del disavanzo della bilancia commerciale, dalla diffusione dell’inflazione e dal marcato peggioramento della fiducia dei consumatori.

In Europa i rischi si sono già materializzati: “Le prospettive europee appaiono in progressivo peggioramento”, spiega l’Istat, ricordando che l’indice della fiducia economica ESI dalla Commissione europea ha toccato il minimo da febbraio 2021 e si è collocato un punto sotto la media di lungo periodo. In Italia, sul fronte del Pil, il quadro in questi primi sei mesi è andato meglio del previsto.

Nel secondo trimestre, ricorda l’Istat, ha segnato una decisa accelerazione rispetto ai tre mesi precedenti (+1%), portando ad una crescita acquisita per il 2022 del 3,4%, superiore alle recenti stime del Fmi (3%). La crescita dell’attività economica tra aprile e giugno si è riflessa anche sul mercato del lavoro, che ha portato il tasso di occupazione al valore massimo dal 1977 (60,1%), facendo calare inattivi e disoccupati.

Ma ora è la produzione industriale a far scattare l’allarme. La dinamica negativa di maggio si è allungata su giugno e si è estesa a quasi tutti i settori, con l’eccezione di quello dell’energia (+1,9%). La produzione cala per i beni strumentali come macchine e motori (-3,3%), per i beni di consumo come mobili ed elettrodomestici (-2,1%) e per i beni intermedi (-1,3%) cioè prodotti chimici, metalli, tessuti.

“Due indizi non fanno una prova ma, considerando anche le recenti variazioni negative degli indici di fiducia e delle vendite al dettaglio, confermano che una brusca frenata dell’economia italiana sul finire dell’estate è una possibilità per nulla remota”, avverte Confcommercio. Mentre Codacons e Unione nazionale dei consumatori vedono un campanello d’allarme nella riduzione dei beni di consumo, considerata un primo segno tangibile della difficoltà delle famiglie di fronte all’inflazione altissima.

E secondo un’indagine di Unioncamere, la situazione peggiorerà presto: tra luglio e agosto sono attesi rincari dell’1,7% dell’alimentare che portano al 14,9% la crescita dei prezzi alla produzione negli ultimi 12 mesi. Aumenti a due cifre si stimano per l’olio di semi (+40,9%), pasta di semola (+30%), riso (+19,4%), olio di oliva (+33,1%), burro (+25%) e farina di grano tenero (+25,4%).

L’inflazione però produce anche qualche effetto positivo, almeno per i conti pubblici. Grazie anche all’aumento dei prezzi al consumo, che influenzano la crescita del gettito Iva, le entrate erariali sono salite del 13,5% sul 2021. Il Tesoro spiega che “il significativo incremento” è influenzato anche dagli effetti delle proroghe, sospensioni e ripresa dei versamenti tributari previste dai decreti Rilancio e Agosto.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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