Mosca congela gli asset stranieri, Putin decide quali

Enel firma accordo per cessione 56,43% in Enel Russia a Lukoil e Gazprombank-Frezia. Archivio. (ANSA)

ROMA.  – Asset congelati per le società straniere dei Paesi “ostili” che puntano a vendere le proprie partecipazioni in Russia. Mosca ha vietato alle multinazionali dei Paesi che hanno imposto sanzioni dopo lo scoppio della guerra di vendere fino alla fine dell’anno quote di banche e impianti energetici considerati strategici.

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Ma con una possibile scappatoia: il divieto non riguarderà infatti tutti indistintamente, ma solo una “lista” di imprese, sulla quale deciderà direttamente il presidente Vladimir Putin.

Il decreto firmato proprio da Putin risale a qualche giorno fa e sarebbe stato pensato per colpire in particolare ExxonMobil. Dai documenti della Sec americana, è infatti emersa ad inizio agosto l'intenzione del gruppo statunitense – che ha già interrotto gli investimenti nel Paese – di cedere la sua quota del 30% del progetto energetico Sakhalin-1. Inmediatamente dopo la russa Rosneft ha incolpato la stessa Exxon del calo della produzione registrato nei giacimenti di petrolio e gas sull'isola omonima dove opera il consorzio.

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Ma nella stretta sull'energia rientrerebbe, secondo quanto riportato dal quotidiano Kommersant, anche l'Enel. Ad essere temporaneamente congelata sarebbe infatti l'uscita degli azionisti stranieri da gran parte dell'industria energetica, con riferimento in particolare al già annunciato accordo per la cessione da parte del gruppo italiano a Lukoil e al fondo Gazprombank-Frezia della sua partecipazione del 56,43% in Enel Russia (che possiede tre centrali da 5,6 GW e due parchi eolici).

La decisione non è però ancora ufficiale perché un elenco completo delle società che rientrano nel divieto dovrebbe essere presentato formalmente a Putin questa settimana.  L'ultima parola spetterà poi a lui, perché – anche una volta completata la lista – il decreto lascia la possibilità di chiudere le transazioni con un permesso speciale del Presidente.

Enel ha comunicato a metà giugno di aver raggiunto l'accordo per l'uscita dalla Russia con un'operazione da 137 milioni di euro, ma ad oggi era ancora in attesa del via libera delle autorità russe alla finalizzazione, condizionata proprio dall'ok locale.

Secondo Kommersant, che indica tra le operazioni congélate anche l'accordo per la vendita di asset russi della finlandese Fortum, i problemi non finirebbero peraltro con i mancati incassi. Se le aziende europee saranno costrette a rimanere, nelle condizioni attuali dovranno infatti concentrarsi sul trovare un modo per mantenere e riparare le apparecchiature occidentali di fronte alle pesanti restrizioni imposte.

Al di là delle partecipazioni industriali, in attesa della lista delle società “congelate” rimangono però anche le banche, compresa Unicredit, che ha già ridotto significativamente la propria esposizione ed è nel frattempo al lavoro per vendere e non “svendere” le proprie attività a paesi terzi non colpiti dalle sanzioni. Discorso simile per Intesa Sanpaolo che ha fortemente limitato l'esposizione nel Paese e sta valutando la propria presenza.

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