Stop lavori alle Camere, tanti ancora i provvedimenti al palo

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi abbandona l'aula del Senato dopo la votazione sulla fiducia al governo..
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi abbandona l'aula del Senato dopo la votazione sulla fiducia al governo.. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Con il via libera al ddl per le celebrazioni dell’ottavo centenario di San Francesco, patrono d’Italia, cala il sipario sui lavori delle Camere. Pausa estiva per Montecitorio che ha convocato l’Aula per il 13 settembre, mentre, a Palazzo Madama, che ha chiuso i battenti già la settimana scorsa, l’Assemblea è convocata il 6 settembre.

Stavolta però il fermo di agosto coincide con la campagna elettorale e per i parlamentari non sarà certo un periodo di vacanza sebbene davanti a loro si prospetti più di un mese di stop. Impegnati nella corsa alle urne in vista del 25 settembre, deputati e senatori si sono affrettati a chiudere quei provvedimenti che blindano l’attuazione del Recovery plan, come richiesto subito dopo lo scioglimento delle Camere.

Nella stessa giornata di oggi infatti Montecitorio ha approvato anche l’atteso provvedimento sulla giustizia tributaria, che fa parte dell’agenda europea e degli adempimenti legati al Pnrr. Ma il timore di tutti gruppi che un sì o un no ad altri disegni di legge avrebbe potuto essere giocato in campagna elettorale ha impedito qualsiasi altra approvazione. I veti incrociati degli ultimi giorni non hanno permesso di trovare una quadra su molti temi che dovranno aspettare la prossima legislatura per vedere la luce. Dai temi etici, all’ergastolo ostativo, dall’equo compenso alla delega fiscale sono diversi i provvedimenti fermati dalla crisi di governo.

Rimangono al palo in Senato, dopo aver passato il vaglio di Montecitorio, la delega fiscale, l’equo compenso e l’ergastolo ostativo. Anche se la capigruppo di palazzo Madama ha lasciato aperto uno spiraglio, ipotizzando che il 6 settembre quando si convocherà per il Dl Aiuti bis, si potrebbe trovare uno spazio anche per questi tre provvedimenti. Una possibilità alla quale in pochi credono, ma che nessuno ha voluto escludere ufficialmente.

Montecitorio invece affronterà la XIX Legislatura senza un nuovo Regolamento interno che si era detto necessario in vista del taglio dei parlamentari. L’iter del provvedimento era stato già avviato e avrebbe dovuto procedere di pari passo con quello del Senato, ma alla Camera non si è riusciti a portarlo a termine.

Fortemente penalizzati da questo parlamento i cosiddetti temi etici. Niente da fare per la Legge Zan che si è arenata al Senato dopo l’ok della Camera in prima lettura, a niente è valso il pressing del centrosinistra contro il muro compatto del centrodestra. Stesso destino per lo ius scholae, che si è invece arenato alla Camera.

Nemmeno il provvedimento sul fine vita ha avuto sorte migliore, nonostante recepisca la sentenza del 2019 della Corte costituzionale che ha chiesto al Parlamento di colmare il vuoto normativo, dopo essersi pronunciata sul caso di Marco Cappato, processato e poi assolto per avere aiutato Dj Fabo a morire. Il Ddl che di fatto introdurrebbe l’eutanasia in Italia, dopo aver incassato l’ok della Camera, non è mai stato preso in considerazione in Senato.

(di Simonetta Dezi/ANSA)

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