Dal nucleare al ponte sullo Stretto, il programma del Centrodestra

In una foto d'archivio Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
In una foto d'archivio Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. (ANSA)

ROMA. – A 44 giorni dal voto, il centrodestra chiude il suo programma elettorale e i leader mettono il sigillo al testo, dando il via libera. E’ un documento diviso in 15 punti che spazia dalla conferma dell’atlantismo e l’impegno a un’Europa “più politica e meno burocratica”, al nucleare, passando per l’ok al ponte sullo Stretto di Messina, i decreti sicurezza e la flat tax ma senza aliquote mirabolanti se non la promessa di estendere il tetto per le partite Iva.

“E’ il programma di governo che la coalizione realizzerà dopo le elezioni del 25 settembre quando, finalmente, l’Italia potrà avere un governo coeso e capace di dare al Paese delle risposte concrete”, annunciano in serata all’unisono i big di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia.

Il documento conferma l’ultima bozza circolata nei giorni scorsi ma cambia titolo: “Per l’Italia”, si legge sulla prima pagina in grassetto blu. Uno slogan netto ma asettico, diverso da quello iniziale che era “Italia domani” e ricalcava il nome scelto dal governo Draghi per il portale sul Pnrr. In cima, campeggiano i simboli dei tre principali partiti e quello dell’ultimo arrivato ossia “Noi moderati”, la lista che raggruppa i quattro ‘centristi’.

Gli impegni vanno dalla politica estera – che è il primo punto, e descritto dai più come un puntiglio di Giorgia Meloni – fino all’ultimo che riguarda “giovani, sport e sociale”. In politica estera, il faro della coalizione è “la tutela dell’interesse nazionale e la difesa della Patria”. Non manca il riferimento alla Nato, “anche in merito all’adeguamento degli stanziamenti per la difesa”.

Nero su bianco è il ribadito “sostegno all’Ucraina di fronte all’invasione della Federazione russa e il sostegno a ogni iniziativa diplomatica volta alla soluzione del conflitto”. Un accenno pure alla “revisione delle regole del Patto di stabilità e della governance economica al fine di attuare politiche in grado di assicurare una crescita stabile e duratura e la piena occupazione”.

Sul fronte energetico, l’obiettivo è l’autosufficienza da garantire con la transizione energetica sostenibile, il sostegno alle politiche di price-cap a livello europeo (su cui si è speso tanto il premier Mario Draghi) e il ricorso al nucleare. Qui, in realtà, il riferimento è sfumato citando solo la “creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro”. Sulle infrastrutture, la promessa è racchiusa soprattutto nel “potenziamento della rete dell’alta velocità per collegare tutto il territorio nazionale dal Nord alla Sicilia, realizzando il ponte sullo Stretto”.

Il terzo capitolo si concentra su riforme istituzionali e giustizia ed è stato riformulato di recente al tavolo dei partiti. Primo impegno citato è l’elezione diretta del presidente della Repubblica – provvedimento-bandiera per FdI – seguito dal riconoscimento delle autonomie, che è invece la storica battaglia della Lega e dei suoi governatori. Sulla giustizia si conferma la riforma del Csm e la separazione delle carriere su cui il partito di Salvini si è speso in prima persona lanciando un referendum.

Sul fisco, la parola d’ordine è ‘meno tasse’ declinato per famiglie, imprese e lavoratori autonomi e condito dal no ferreo a “patrimoniali dichiarate e mascherate”, si legge nel documento. Sulla tassa piatta, che ancora divide i tre principali alleati su aliquote e tempi di realizzazione, il compromesso è stato raggiunto omettendo ogni percentuale. Si legge solo di un’estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100.000 euro di fatturato, flat tax su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti (quest’ultimo aspetto fortemente voluto da FdI, ndr), con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese”.

Altre misure promesse riguardano gli aiuti a famiglia e natalità. Qui al primo punto si cita l’allineamento alla media europea della spesa pubblica per infanzia e famiglia”, che è un punto fermo dei neo Moderati di Lupi, Cesa, Toti e Brugnaro. Seguono asili nido gratuiti e aziendali. Nel programma non manca l’impegno per sicurezza e lotta all’immigrazione illegale: “passa” la linea della Lega che ottiene al primo punto la voce “decreti sicurezza”, gli stessi voluti dall’allora ministro degli Interni e che sogna il loro ripristino.

Ribadita, inoltre, la difesa dei confini nazionali ed europei, ma non c’è il blocco navale che è il chiodo fisso del partito dei ‘patrioti’, ma solo un generico “controllo delle frontiere e blocco degli sbarchi per fermare, in accordo con le autorità del nord Africa, la tratta degli esseri umani”, oltre alla creazione di hot-spot nei territori extra-europei, gestiti dall’Unione Europea”.

Non manca la lezione tratta dal Covid con l’impegno a interventi come “la ventilazione meccanica controllata e il potenziamento dei trasporti”, ma “senza compressione delle libertà individuali”. Sul lavoro, la promessa è il taglio del cuneo fiscale per imprese e lavoratori, insieme agli interventi per calmierare i prezzi dei beni di prima necessità. La lotta al reddito di cittadinanza viene affidata a una generica sostituzione con “misure più efficaci di inclusione sociale e politiche attive di formazione e inserimento nel mondo del lavoro”.

Un capitolo a parte è riservato all’ambiente, definito “una priorità” ma un po’ asciugato rispetto alle ultime bozze. Il programma accenna genericamente al rispetto e aggiornamento degli impegni internazionali presi dall’Italia contro i cambiamenti climatici, cita la piantumazione di alberi, ma senza indicare il milione promesso da Berlusconi, e sull’educazione ambientale sparisce l’idea di farne una materia curricolare scolastica.

(di Michela Suglia/ANSA)