Riforma presidenziale, le regole per cambiare la Carta Costituzionale

In una foto d'archivio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceve il saluto della cittadinanza, Teramo, 10 febbraio 2020.
In una foto d'archivio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceve il saluto della cittadinanza, Teramo, 10 febbraio 2020. ANSA/ UFFICIO STAMPA QUIRINALE - FRANCESCO AMMENDOLA

ROMA. – Una svolta in senso presidenziale all’assetto istituzionale del Paese, evocata questa mattina da Silvio Berlusconi e al centro del programma elettorale del centrodestra, presupporrebbe una riforma della Costituzione. In questo caso il dettato costituzionale prevede un cosiddetto ‘procedimento aggravato’, così spiegato all’interno dell’articolo 138 del testo: “Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera – Camera dei Deputati e Senato – con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti”.

La maggioranza assoluta è composta da almeno la metà più uno dei parlamentari votanti di ciascuna camera. Ma il procedimento può essere soggetto a una ulteriore verifica, come specificato ancora nell’articolo 138: “Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali”.

Una possibilità, quella di ricorrere al referendum, che non si verifica “se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”. Una eventualità da tenere in considerazione, alla luce delle prospettive elettorali che si vanno manifestando in questi giorni.

Con un centrodestra, secondo i sondaggi, indirizzato verso una vittoria finale dopo il voto del 25 settembre, ci sarebbe da valutare l’ampiezza del successo. E’ qui che entra in gioco il fattore dei due terzi dei parlamentari eletti, un risultato certamente difficile da raggiungere. I sondaggi al momento non arrivano a pronosticare una vittoria così larga anche se a livello puramente accademico non si può escludere. E questo permetterebbe all’alleanza di centrodestra di non dover sottoporre la riforma alla verifica referendaria.

Al momento comunque questa ipotesi sembrerebbe lontana se anche il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa, parlando con l’Ansa, arriva a dire: “Non credo che avremo i due terzi dei parlamentari. Credo che al 99% la parola finale sulle riforme toccherà ai cittadini”.

(di Flavio Russo/ANSA)