L’export rallenta la corsa, primo calo da 5 mesi

Container di mercancia per esportazioni.

ROMA. – Dopo il calo della produzione industriale a giugno, scesa per il secondo mese consecutivo, ora arriva anche la frenata dell’export a far suonare un nuovo campanello d’allarme per l’economia italiana.

Erano cinque mesi che le esportazioni del made in Italy crescevano, mentre a giugno sono scese del 2,1%, e con un calo più marcato verso i Paesi Ue che verso i mercati fuori dall’Unione.

Una flessione dovuta principalmente al calo delle vendite dei cosiddetti “beni strumentali”, come macchine e motori (-4,1%) e dei “beni intermedi”, come prodotti chimici, metalli, legno e tessuti (-2,6%). Le importazioni restano invece sempre in crescita, ma l’aumento dell’1,8% è trainato in particolare dagli acquisti di gas naturale e di petrolio greggio (+15%).

L’Istat spiega comunque che il dato del mese non debe allarmare troppo. Nel complesso nel secondo trimestre 2022 la dinamica congiunturale si conferma “molto positiva sebbene in decelerazione”, salendo del 6,2%, invece del +8% del primo trimestre. Anche su base annua la situazione resta confortante: la crescita “rallenta ma resta molto sostenuta” (+21,2%), con incrementi diffusi a tutti i settori e a tutti i principali paesi partner, ad eccezione di Russia e Svizzera.

L’export verso la Russia infatti si conferma in forte flessione (-19,1%), e in lieve calo sono anche le vendite verso la Svizzera (-2,2%).

Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export sull’anno, l’Istat segnala i prodotti petroliferi raffinati (+100,9%), i prodotti farmaceutici (+47,8%), le sostanze e prodotti chimici (+30%), gli alimentari, bevande e tabacco (19,6%), e i macchinari (+10,1%). Anche pelletteria (20,1%) e abbigliamento (18,2%) danno un importante contributo assieme ai tessili (21,3%).

Tutti questi prodotti vengono venduti dall’Italia principalmente a Turchia (+87,4%), Belgio (+54,0%), Stati Uniti (+25,3%), Germania (+15,6%) e Francia (+16,7%).

Per quanto riguarda l’import invece, a giugno su base annua è salito del 44,2%, coinvolgendo in misura molto più ampia l’area extra Ue (+75,1%) rispetto all’area economica dell’Unione europea (+22,1%). A parte i prodotti energetici, che a giugno hanno fatto anche salire i prezzi all’import (+1,8%), l’Italia ha aumentato in particolare gli acquisti dall’estero di macchinari (+21,8%) e apparecchi elettrici (+33%).

Infine, l’Istat segnala che proprio a causa “dei forti rialzi” dei valori medi all’import di gas, greggio ed energia elettrica, il deficit energetico si amplia ulteriormente e supera nei primi sei mesi dell’anno i 48 miliardi. Mentre il deficit commerciale sfiora i 13 miliardi, a fronte di un avanzo di quasi 29 miliardi dei primi sei mesi del 2021.

(di Chiara De Felice/ANSA).

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