Coronavirus Italia: le curve scendono, ma i numeri sono ancora alti

Reparto Covid-19 dell'ospedale Luigi Sacco a Milano
Reparto Covid-19 dell'ospedale Luigi Sacco a Milano. ANDREA FASANI/ANSA

ROMA. – Le curve dell’epidemia di Covid-19 sono tutte in discesa, in Europa come in Italia, ma i numeri sono ancora alti e, dopo una fase di rallentamento in 10 regioni si cominciano a rilevare segnali di stasi. Nel frattempo, fra ricerca e politica, monta la polemica sulla necessità di rivedere le regole della quarantena, mentre nuovi studi invitano a non dimenticare la prudenza, visto che le nuove varianti del virus SarsCoV2 si diffondono in modo sempre più efficiente e spingono gli esperti a sottolineare il ruolo di impianti di aerazione e filtri per l’igiene dei luoghi chiusi.

Sono tanti i segnali di come la situazione non debba essere sottovalutata, compresi i dati, appena pubblicati sulla rivista The Lancet Psychiatry, secondo cui sintomi neurologici possono durare oltre due anni. I dati del ministero della Salute rilevano 27.296 casi positivi, contro i 36.265 del giorno precedente, individuati con 167.185 test, fra molecolari e antigenici rapidi.

In 24 ore il tasso di positività è salito dal 15,8% al 16,3%. I ricoverati nei reparti ordinari sono 7.025 e quelli nelle terapie intensive 263, con 31 nuovi ingressi. Prosegue così la progressiva discesa della curva dei ricoveri, ma comincia ad accusare segnali di stasi, come indica l’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Negli ultimi 7 giorni, osserva, si rileva una frenata della discesa della curva dell’occupazione dei reparti di terapia intensiva e negli ultimi 11 di quella dei reparti ordinari. Segni di stasi anche nella curva dei casi positivi ai test molecolari, rilevati da Sebastiani in 10 regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, provincia autonoma di Trento e Veneto) e in 5 gruppi di province confinanti fra loro. Si trovano fra Trentino e Veneto, nelle Marche, in Toscana, fra Lazio e Campania e fra Basilicata, Puglia e Calabria. Fa eccezione la provincia di Vibo Valentia, “dove l’incidenza è in fase di crescita”.

Ancora alto il numero dei decessi:147 in un giorno, secondo il ministero della Salute, contro i 128 del giorno prima. Continuano a essere alti anche i numeri in Europa, come rileva il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc): “alla fine della 31/a settimana del 2022 (che termina il 7 agosto), il tasso complessivo dei casi di Covid-19 nell’Ue rimane elevato (632,9 per 100.000 abitanti, pari al 17%), anche se con una tendenza alla diminuzione (26% in meno rispetto alla settimana precedente) che è continuata nelle ultime tre settimane”, si legge nell’ultimo aggiornamento.

Alcuni Paesi stanno inoltre sperimentando un aumento dei casi dovuto sia alle varianti Omicron BA.4 e BA.5, sia ai bassi tassi di vaccinazione. Si tratta di Ungheria, Lettonia, Lituania e Romania. Nel frattempo la Germania ha ufficialmente raccomandato la quarta dose del vaccino agli over 60, in precedenza consigliata solo dopo i 70 anni. Sempre in Europa, l’agenzia del farmaco (Ema) ha avviato la revisione per l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per il vaccino anti Covid-19 Skycovion, dell’azienda sudcoreana Sk, sviluppato con il supporto della Fondazione Gates.

Negli Usa, intanto, i Centri per il controllo delle malattie (Cdc) annunciano una riorganizzazione, alla luce dei “gravi errori commessi sotto gli occhi del pubblico” nel gestire l’emergenza del Covid-19, fra lentezza nelle decisioni, raccolta dei dati non tempestiva, confusione nelle linee di comando.

In Italia, infine, la pandemia continua ad accendere le polemiche sulla spinta della politica: chiede di cambiare le regole della quarantena l’infettivologo genovese Matteo Bassetti: “se non si cambia subito la regola delle quarantene – scrive in un tweet – avremo molti cittadini che non potranno votare”. Gli fa eco il governatore ligure e assessore alla Sanità, Giovanni Toti, per il quale “non si può rischiare di paralizzare il Paese con persone sane che devono restare in casa in attesa di un tampone negativo”.

 

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