In otto mesi 59 suicidi in carcere, mai così tanti

Il carcere di Bollate, Milano
Il carcere di Bollate, Milano, 26 maggio 2020. ANSA/MATTEO CORNER

ROMA. – L’ultimo è un uomo di 53 anni alla Dozza di Bologna, a fine anno avrebbe finito la sua pena, ma si è tolto la vita ieri pomeriggio. Prima di lui in Sicilia, un 44enne originario di Catania affetto da psicosi e che da tempo era in attesa di essere inserito in una comunità, e un bracciante gambiano di 34 anni, detenuto per un reato minore. Dall’inizio dell’anno ci sono stati 59 suicidi in carcere, al ritmo di uno ogni quattro giorni.

Ad agosto, poi, le cifre sono praticamente raddoppiate: 15 in un solo mese, uno ogni due giorni. L’associazione Antigone torna a chiedere attenzione su fenomeno che quest’anno ha avuto una “preoccupante accelerazione”. Non ci sono mai stati così tanti suicidi in 8 mesi, ed è già stato superato il totale dei casi del 2021, pari a 57 morti.

“Un mattanza che impone una riflessione a tutti i livelli, politici e istituzionali”, sollecita il Garante nazionale Mauro Palma, che alle vittime in carcere somma un’altra persona che si è tolta la vita “mentre era affidato allo Stato”, un giovane pakistano nel Cpr di Gradisca d’Isonzo. Palma nei giorni scorsi ha lanciato un appello ai partiti perché “il carcere – ha detto – è il più grande assente della campagna elettorale”.

“I numeri di quest’anno generano un vero e proprio allarme, non avendo precedenti negli ultimi anni”, gli fa eco Antigone, che ha preparato un dossier con numeri e storie da porre all’attenzione della politica e dei cittadini. “Ogni caso di suicidio ha una storia a sé, fatta di personali sofferenze e fragilità, ma quando i numeri iniziano a diventare così alti – sottolinea l’associazione che si batte per i diritti dei detenuti – non si può non guardarli con un’ottica di insieme”.

Ed eccoli i numeri raccolti da Antigone. Delle 59 persone che si sono tolte la vita in carcere, 4 erano donne, un numero alto, visto che la popolazione detenuta femminile rappresenta solo il 4,2% del totale; nel 2020 solo una donna si era levata la vita in carcere, nel 2019 nessuna.

Chi si toglie la vita è spesso giovane. L’età media è di 37 anni, la fascia più rappresentata è quella tra i 30 e i 39 anni, con 21 casi di suicidi, segue quella dei più giovani, con 16 casi di suicidi di ragazzi con età comprese tra i 20 e i 29 anni.

Quelli di origine straniera sono 28, ossia il 47,5% dei casi, molti di più delle presenze straniere, che sono meno di un terzo. Sembra che almeno 18 delle 59 persone decedute soffrissero di patologie psichiatriche, alcune diagnosticate, altre presunte e in fase di accertamento; almeno cinque avevano uno dipendenza da sostanze stupefacenti, due da alcol, 10 avevano una pena residua inferiore ai due anni. Ad alcuni mancavano solo pochi mesi per rientrare in società.

“Non è facile trovare delle spiegazioni – dice Antigone -. Non è neanche facile trovare delle soluzioni. Di questo ne siamo consapevoli. Sappiamo anche che la vita carceraria è dura, genera sofferenza, esprime solitudini, produce desocializzazione e malattie. Va fatto tutto il possibile per modernizzarla, renderla più a misura di donna o uomo, per ridurre la distanza tra il dentro e il fuori”.