Balbi (M5S). “Con la destra perderemmo per sempre il treno della transizione ecologica”

Stefano Balbi, candidato del 5Stelle al Senato nella Circoscrizione Estero -Europa

MADRID — Anche il Movimento 5Stelle propone tra i suoi candidati alle elezioni del 25 settembre un italiano residente in Spagna. Si tratta di Stefano Balbi, stabilitosi a Bilbao nel 2013, dove lavora come ricercatore presso il Centro Basco sul Cambiamento Climatico. Aspirante a un seggio in Senato, Balbi (Vicenza, 1981) affronta la sua prima avventura di carattere politico puro. Le sue priorità, spiega in un’intervista telefonica a “La Voce d’Italia”, sono la risoluzione di problemi pratici della comunità italiana all’estero e le politiche contro l’emergenza climatica. “Con il centrodestra al governo, l’Italia perderà per sempre il treno della Transizione Ecologica”, avverte.

Perché considera il Movimento 5Stelle la forza politica giusta per lei?

Io sono iscritto al Movimento dal 2013. Ho sempre considerato che fosse un movimento ambientalista. E infatti le cinque stelle, originalmente, sono proprio cinque punti sull’ambientalismo [acqua pubblica, ambiente, mobilità sostenibile, sviluppo, connettività]. Quindi mi ci ritrovo pienamente, sia nelle cinque stelle originali, sia dove si trova adesso il Movimento come collocazione nello spettro politico, ovvero fermamente situato nella parte progressista. Poi, c’è l’aspetto del 2050 [come riferimento in quanto data stabilita per raggiungere la neutralità climatica], che è un modo di dire che la nostra prospettiva non è solo quella di corto periodo della politica, quella di tre o quattro anni, ma quella di fare il bene dell’Italia fino al 2050. 

Lei, quindi, si considera di sinistra?

Sì. Lo posso dire senza problemi. Credo che il Movimento in questo momento sia più a sinistra del PD. Ma mi piace di più la categoria ‘progressista’, perché ‘destra e sinistra’ sono quelle solite categorie in cui tutti quanti si scontrano senza mai uscirne, mentre ‘progressista’ significa anche cercare nuove soluzioni ai problemi. E mi sembra un concetto più pragmatico. Anche se il tema della giustizia sociale per me è fondamentale nell’ambito della transizione ecologica. Questo necessariamente è un tema di sinistra, quindi per me è un tema progressista. 

Se fosse eletto senatore, quali sarebbero le sue prime azioni?

La premessa è che, guardando ai programmi di tutti i partiti per quanto riguarda gli italiani all’estero, si nota che si somigliano un po’ tutti. Come se non fosse un’agenda politica, anche giustamente direi. È l’agenda che implica risolvere i problemi della comunità. Alcuni dei candidati attuali erano già in Parlamento in precedenza, quindi mi chiedo come mai questo programma sia così comune ma di soluzioni ce ne siano state ben poche negli anni passati. Io sono uno scienziato, ma sono anche abbastanza pragmatico. Cercherei di risolvere per prima cosa le cose più fattibili.

Ad esempio?

In tantissimi mi scrivono perché hanno dei problemi ai consolati, in particolare a Barcellona, a Londra e in altri luoghi. Bisogna intervenire al più presto e cercare di efficientare. Come? Probabilmente mettendo più risorse nel personale. Ma bisogna anche cercare di digitalizzare. Può essere più complicato per il passaporto, perché bisogna prendere le impronte. Ma so che in Inghilterra si fa ‘door to door’, allora perché non impariamo da quello che stanno facendo gli altri per fare le cose più velocemente? Inoltre, abbiamo già alcune piattaforme, come Fast It, che funzionano abbastanza bene. Si tratta di potenziarle e migliorarle. 

Un’altra cosa che mi sta molto a cuore è la possibilità di poter mantenere il medico di base in Italia, e comunque l’accesso al sistema sanitario nazionale. Mi sembra assurdo che la gente non si iscriva all’Aire perché perde i diritti, ed è quello che succede. Non è una bella cosa. Ed è un problema che riguarda soprattutto noi che viviamo in Europa. Probabilmente, per quello si può fare qualcosa di semplice: ad esempio un pagamento volontario, opzionale, di una quota annuale per per poter mantenere il medico di base. 

Come bisogna agire, inverce, rispetto all’emergenza climatica?

Per me il problema maggiore è la distanza tra le azioni attuali e le conseguenze nel tempo. È un problema di tutti gli esseri umani. Noi adesso stiamo scontando i nostri comportamenti passati. E quanto sta succedendo adesso, incluso l’esempio di oggi nelle Marche [colpite da un’improvvisa e tragica ondata di maltempo], rientra proprio in questo. Io scendo in campo come tecnico, dopo una carriere di circa 15 anni nell’accademia, come scienziato, e porto con me la grande frustrazione di vedere come la politica non si stia affidando alla conoscenza generata dalla scienza e non stia prendendo le decisioni adeguate. Capisco che come scienziato posso influire solo fino a un certo punto, e quindi faccio questo salto verso l’ignoto, in cui spero di poter dare una mano.

Quali provvedimenti considera prioritari in questo ambito? 

Dobbiamo fare la Legge climatica in Italia, subito. Dichiarare l’emergenza. E poi dobbiamo rappresentare una generazione che non so neanche se voterà in queste elezioni, perché crede che non ci sia nessuno che la rappresenti. Persone che non sono affiliate a nessun partito, che rifiutano qualsiasi tipo di incasellamento e hanno ragione, perché sinora sono state deluse da tutti. Prese in giro. Dobbiamo veramente mostrare un po’ di serietà su questo tema. Come abbiamo fatto con il Covid. 

Punta quindi a ottenere il voto dei giovani?

Sì, perché saranno quelli che soffriranno di più il cambiamento climatico, mi sembra giusto cercare di dare rappresentanza a loro. Essere eletto significherebbe rivoluzionare la mia vita, e quindi comporterebbe anche un sacrificio. Ma lo faccio perché credo che ci sia bisogno di lottare per questa causa. 

Quanto può incidere una vittoria del centrodestra sulle politiche di transizione ecologica? 

Sono molto preoccupato. Secondo me, in caso di vittoria del centrodestra l’Italia perderà per sempre il treno della transizione ecologica. Significherebbe mettere gran parte della popolazione italiana in condizioni di rischio per i prossimi anni. Rischi come ciò che è successo nelle ultime ore nelle Marche. Perché un’inazione per altri tre o quattro anni significherebbe avere fenomeni di questo tipo moltiplicati fra 10, 20 o 30 anni. 

Dalla sua posizione progressista, come ha vissuto le fasi in cui il Movimento ha assunto posizioni più ondivaghe, per esempio alleandosi con la Lega?

Io vedo il Movimento come una creatura, che all’inizio è stata un bambino, dopo un adolescente e adesso mi pare che stia diventando un adulto. Mi piace l’adulto che è diventato, e secondo me ha raggiunto la maturità con Giuseppe Conte nel governo Conte II. Ma non mi trovavo per nulla d’accordo con l’alleanza di governo del Conte I.

E come valuta il ruolo del Movimento nelle ultime fasi del governo Draghi e durante la crisi dello stesso?

Si può valutare la questione da diversi punti di vista. Io credo che Conte stesso non si aspettasse che sarebbe caduto il governo. Ma va detto che nei discorsi dei parlamentari del 5Stelle di quel giorni ci sono tutti i punti in cui mi ritrovo: transizione ecologica, giustizia sociali ed energie rinnovabili. Probabilmente, tutte queste cose sono state un po’ troppo tralasciate dal governo Draghi, al punto da rendere la rottura inevitabile. Poi mi chiedo anche se, nel caso in cui il governo fosse andato avanti per gli ultimi sei mesi della legislatura, avrebbe inciso così tanto.

Quali sono, secondo lei, gli scenari elettorali più probabili dopo il voto del 25 settembre?

Io vedo due scenari. Uno sarebbe quello in cui le forze progressiste non riescono a rimontare sul centro-destra [dato in testa nei sondaggi], con un loro governo e poi uno tecnico dopo uno o due anni. L’altro, che è più una speranza, è quello in cui la rimonta avviene, e a quel punto si proverà a fare una coalizione progressista. 

Francesco Rodella / Redazione Madrid