Al voto l’esercito degli italiani d’Argentina

I contrassegni elettorali per le elezioni politiche, esposti all'interno del Viminale,
I contrassegni elettorali per le elezioni politiche, esposti all'interno del Viminale, ANSA/MASSIMO PERCOSSI

BUENOS AIRES. -Spinti da una secolare storia di emigrazione, di padri e nonni che in passato hanno “trovato l’America”, non nel nord ma nel sud del continente, un vero e proprio esercito di oltre 770.000 italiani aventi diritto sta votando per posta in questi giorni in vista delle elezioni legislative di domenica.

La particolarità dell’Argentina è che ospita indubbiamente la più grande comunità italiana all’estero (1.100.000 passaporti), e anche che nelle passate elezioni legislative è stato il Paese mcon la più alta percentuale di affluenza reale, superiore al 30%, rispetto ad una media globale nel mondo di circa il 20%.

Un elemento di curiosità è che nelle città dell’interno (Cordoba, Rosario, Bahia Blanca) la percentuale relativa di votanti è più alta che a Buenos Aires e provincia, perché esiste la convinzione che un eventuale “non voto” potrebbe portare alla privazione del passaporto. Cosa evidentemente non vera.

Rispetto al 2018, comunque, questa volta le schede propongono un numero inferiore di partiti (FdI, Lega, Forza Italia, L’Italia del Meridione, Movimento 5 Stelle, Pd, Usei e Maie, con Azione Italia Viva presente solo al Senato) e questo, si ritiene, potrebbe riflettersi sulla partecipazione al voto.

Data la distanza dall’Italia, la campagna è stata sì realizzata con i metodi tradizionali di propaganda, con manifesti e cartelli nelle strade e sui mezzi di trasporto, ma soprattutto con un grande uso delle reti sociali che i candidati hanno utilizzato per rivolgersi agli elettori, sollecitati anche a partecipare a dibattiti via zoom.

Nei giorni delle votazioni anticipate, che si chiudono oggi per scegliere i 12 deputati e i sei senatori che rappresenteranno la comunità estera nel prossimo Parlamento, le autorità consolari italiane di Buenos Aires e delle altre grandi città argentine hanno fatto particolare attenzione alla sicurezza del voto per posta.

Visto, fra l’altro, che il voto argentino influenzerà almeno due dei tre parlamentari che si eleggeranno in America meridionale, si cerca di evitare alcune situazioni del passato in cui vi sono stati importanti brogli che hanno portato all’ingiusta elezione di un candidato, l’ultimo dei quali è stato Adriano Cario, escluso dal Senato per aver danneggiato Fabio Porta.

Quest’ultimo, ora candidato alla Camera in Brasile, ha assicurato che in caso di rielezione intende farsi promotore di una riforma dell’attuale sistema di voto per corrispondenza, perché – sostiene – quello attuale non sarebbe abbastanza sicuro.

Quello che è successo in passato è stato che in molti casi le buste spedite dai consolati risultavano consegnate al destinatario, ma in realtà venivano intercettate da altri che le usavano per votare a loro piacimento.

“In una recente riunione del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie) – ha ricordato all’ANSA Micaela Bracco, coordinatrice del patronato Inas in Argentina – era stata avanzata la proposta di chiedere di allegare nella busta generale, dove si inserisce quella bianca con le schede votate, anche una copia del documento di identità. Ma non se ne è fatto niente”.

(di Maurizio Salvi/ANSA).

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