Femminicidio nel Veneziano, uccide la moglie a coltellate

Femminicidio nel Veneziano, autopattuglia dei Carabinieri.
Femminicidio nel Veneziano, autopattuglia dei Carabinieri.. ANSA/Manuel Scordo

VENEZIA. – Una lite violentissima, l’ennesima, ha impugnato il coltello e nonostante ci fosse in casa il loro figlio di soli 4 anni, ha colpito più volte la compagna uccidendola. A finire sotto i fendenti è stata Lilia Patranel di 41 anni, collaboratrice domestica, con doppio passaporto moldavo e romeno, uccisa dal marito Alexandru Ianosi Andreeva Dimitrova, 35enne romeno, in Veneto e in casa della donna dal 2017.

Il delitto è accaduto nella notte a Spinea, cittadina del primo entroterra veneziano, in un condominio di otto appartamenti abitato da stranieri, per lo più romeni e moldavi, come i protagonisti della vicenda. Una relazione fatta di continue frizioni e pochi momenti di riappacificazione, con liti sempre più violente sfociate spesso in vere e proprie aggressioni fisiche.

Lilia aveva tentato, in passato, di difendersi. Infatti avrebbe anche denunciato le botte subite alle forze dell’ordine, per poi ritirare la querela. La lite e l’omicidio, senza che i vicini si rendessero conto della gravità di quanto stava accadendo, sono scoppiati poco dopo la mezzanotte, mentre il bambino probabilmente dormiva.

Uccisa la compagna, l’uomo si sarebbe seduto accanto al figlio, aspettando le 5 del mattino per chiamare il 112 e far intervenire i Carabinieri, confessando l’accaduto. Dopo il primo esame della salma da parte del medico legale, i rilievi dei Carabinieri del Ris e quindi il ‘viaggio’ dell’omicida in camionetta nella caserma dell’Arma. Qui Alexandru si è chiuso nel silenzio più assoluto, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Successivamente è stato trasferito nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia, in attesa di essere sentito da Pm e Gip.

Divergente il racconto dei vicini. C’è chi ricorda il piccolo, che frequenta la scuola materna di Spinea, giocare davanti a casa con il padre e una sostanziale tranquillità familiare e nei rapporti di vicinato. Altri, invece, si sbilanciano su quelle liti sentite tante, troppe volte. “È successo un omicidio ma non ci spieghiamo il perché – dice un residente dello stesso condominio -. Non abbiamo sentito nulla, non si sono udite grida”.

Qualcuno punta il dito contro l’uomo. “Lei faceva le pulizie nelle abitazioni per raggranellare qualche soldo perché hanno un bambino piccolo. Diceva sempre che il marito la picchiava e la insultava”. Ed ancora: “erano una coppia come le altre, una famiglia che vedevamo spesso sotto casa”. Ma c’è anche chi ha raccolto le confidenze di Lilia: “mi picchia” raccontava, “alza le mani su di me, non so più cosa fare” aggiungeva piangendo.

(di Alberto Boccanegra/ANSA)

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