Tragedia migranti, decine di morti al largo della Siria

Barcone carico di migranti si capovolge.
Barcone carico di migranti si capovolge. Archivio. (Marina Militare via AP Photo)

BEIRUT.  – Inghiottita nel mare Mediterraneo assieme ai suoi quattro figli e a decine di altri migranti siriani, libanesi e palestinesi, fuggiti per disperazione su una delle “barche della morte” e diretti verso l’Italia: è stato questo il destino di Hanaa Tellawi, originaria di Tripoli, nel nord del Libano, una delle 81 vittime finora contate del peggior naufragio di migranti registrato negli ultimi anni tra Siria e Libano.

Questi due paesi mediterranei sono rispettivamente travolti da una gravissima crisi finanziaria e da un conflitto armato decennale e senza fine.

Il marito di Hanaa, Wissam Tellawi, si è invece salvato per miracolo ed è ora in ospedale, nella città siriana di Tartus dove sono stati recuperati i corpi e portati in salvo i superstiti, partiti su un barcone due giorni fa dal nord del Libano. Il fratello di Wissam, citato dai media di Beirut, racconta come il giovane libanese, netturbino a cottimo a Tripoli e con un’abitazione nella favela di Bab Tabbane, aveva già tentato un mese fa di prendere la via del mare assieme alla moglie e ai quattro figli, prima che l’esercito libanese sventasse il piano di fuga.

Tutti i soldi raccolti con una colletta, racconta il fratello di Wissam, si sono volatilizzati e nessuno sa come abbia fatto a mettere insieme altre migliaia di dollari per pagare “il viaggio della disperazione”.

Il bilancio del naufragio di Tartus si aggiorna di ora in ora. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani in Siria sono almeno 81 le vittime mentre all’appello mancano decine di dispersi. Altre fonti parlano di 77 morti.

I superstiti affermano che l’imbarcazione era carica di circa 150 persone, per lo più famiglie composte da donne, bambini e adolescenti.

La direzione dell’imbarcazione, affermano alcuni superstiti, era verso ovest. Ma forti raffiche di vento e una mareggiata hanno spinto la barca verso nord, fino a rovesciarsi vicino all’isola di Arwad, di fronte alla città siriana di Tartus.

Qui sorge la famigerata base della marina militare russa. Fonti siriane e libanesi affermano però che il personale militare di Mosca non è  intervento nei soccorsi.

Pescatori e gente comune, affermano testimoni a Tartus, si sono invece mobilitati sin da ieri sera e in queste ore a largo delle coste siriane nelle operazioni di salvataggio e di ricerca. Molti siriani salvati dal mare erano fuggiti dalla Siria in guerra e sono considerati dal governo centrale di Damasco dei dissidenti e degli oppositori. Molti di loro, afferma l’Osservatorio siriano, rischiano il carcere e le torture nelle famigerate prigioni siriane.

Ad aprile scorso a largo delle coste libanesi, più di 30migranti, bambini e donne, erano annegati dopo uno scontro dell’imbarcazione con una motovedetta dell’esercito libanese.

I viaggi dal Libano verso l’Italia sono raddoppiati nel corso di quest’anno, afferma l’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu. Le partenze sono quasi sempre dal nord del Libano ma la maggioranza dei migranti sono siriani, mentre i palestinesi (spesso del campo profughi di Nahr al Bared, vicino Tripoli) e i libanesi rimangono una minoranza (24% nel 2022).

Nel 2020 e nel 2021 la destinazione principale dei barconi di migranti provenienti dal Libano era Cipro, mentre negli ultimi mesi è proprio l’Italia a essere diventata la metà più agognata.

(di Lorenzo Trombetta/ANSAMed).

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