Mondo va a petrolio, in arrivo 24mila km di oleodotti

Un operatore in un oledotto in Libia. (ANSA)

ROMA. – Il mondo ha fame di petrolio. Il futuro saranno anche le fonti energetiche alternative, ma al momento dell’ “oro nero” non si riesce a fare a meno.

L’allarme arriva dal rapporto del Global Energy Monitor (Gem) secondo il quale sono in fase di sviluppo più di 24mila chilometri di oleodotti nel mondo. Per dare un termine di paragone, i nuovi impianti copriranno in totale una lunghezza pari a quasi il doppio del diametro della Terra.

Una rete così capillare faciliterà le forniture di petrolio, rallentate dalle conseguenze della guerra in Ucraina. Secondo le stime infatti, solo i due terzi di tutti gli impianti potrebbero trasportare fino a 20 miliardi di barili al giorno. Però, avvertono gli esperti, una tale quantità di greggio, se utilizzata, potrebbe produrre fino a 4,6 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Anche in questo caso è utile un termine di paragone: si tratta di una cifra pari alle emissioni degli Stati Uniti in un intero anno.

Circa il 40% dei nuovi oleodotti è già in costruzione. Ciò si traduce in 10mila chilometri e in un investimento di 75 miliardi di dollari, che, secondo il Gem, potrebbero andare in fumo, se i lavori fossero interrotti a causa delle norme per contenere il riscaldamento globale. A maggio 2021 l’Agenzia internazionale per l’energia aveva definito i nuovi giacimenti di petrolio e gas incompatibili con i limiti per le emissioni fissati dagli Accordi di Parigi del 2015.

La maggioranza dei progetti è a guida di Usa, Russia, Cina e India. A trainarli, secondo gli analisti, sono i profitti record delle aziende del settore negli ultimi due anni: la guerra in Ucraina e la ripresa economica dopo la pandemia hanno fatto schizzare i prezzi del petrolio alle stelle.

Rispetto al 2019, afferma il report, la lunghezza degli oleodotti in costruzione è più che raddoppiata. Di contro, per quelli proposti per il futuro si è all’incirca dimezzata.

La geopolitica del petrolio vede attiva anche la Russia. Mosca, per superare il boicottaggio di petrolio e gas da parte degli Stati occidentali, sta costruendo impianti per 2mila chilometri attraverso il Mare del Nord, in particolare verso Cina e India. Trai progetti c’è anche il Caspio, che entro il 2023 trasporterà 230mila barili di greggio dalla Russia al Kazakistan. Un progetto che in questo caso interessa anche l’Italia: nel suo sviluppo sono coinvolti compagnie estere come la francese Shell, l’americana Exxon, la britannica BP e anche l’italiana Eni.

La maggior parte dei nuovi oleodotti però si troveranno nell’Africa subsahariana, che sembra un po’ la terra promessa dell’oro nero: 2mila chilometri sono già in costruzione e presto se ne aggiungeranno altri 4.500. Nei lavori di costruzione Nuova Delhi è la leader indiscussa, mentre il fronte della progettazione è ancora dominato da Washington e Pechino.
(di Giorgia Colucci/ANSA).