Prado, completato il restauro di un dipinto ‘fondamentale’ del Reni

MADRID — Per alcune settimane, chi visita il Prado potrà trovarsi di fronte una sorpresa: in una cornice speciale collocata nella galleria centrale del museo, da oggi riluce infatti ‘Ippomene e Atalanta’, importante quadro seicentesco del maestro di pittura bolognese Guido Reni, appena restaurato. L’opera sarà contemplabile fino a inizo novembre, quando sarà esposto in una mostra temporanea in Germania. Ma, già a inizio 2023, il dipinto farà ritorno a Madrid: per allora è infatti prevista una “grande esposizione” sul Reni, definito dal direttore aggiunto del Prado Andrés Úbeda come “uno dei nomi più importanti” della “cultura condivisa” con “l’Europa e l’Italia”.

Atalanta e Ippomene, dipinto da Guido Reni, dopo la restaurazione

‘Ippomene e Atalanta’, quadro raffigurante una scena del noto mito classico, è datato 1618-1619. Appartenuto alla collezione del vicerè di Napoli Gaspar Bracamonte e Guzmán, il dipinto — di cui esiste un’altra versione custodita in Italia, nel Museo di Capodimonte — è stato integrato, circa due secoli dopo, nei fondi del Prado.

Secondo i responsabili del museo madrileno, il tempo aveva alterato l’opera, in particolare per quanto riguarda i pigmenti: le tonalità originali si erano sbiadite, motivo per cui si era venuto creando un effetto opaco non voluto dall’autore. “È una delle opere più importanti di questo museo”, ha spiegato oggi Úbeda, “quando sono arrivato, anni fa, è stato uno dei quadri che ho chiesto di far necessariamente restaurare”. L’intervento sull’opera è stato finanziato dalla Fondazione Iberdrola.

Secondo David García Cueto, capo del dipartimento di pittura italiana fino al 1800 del Prado, l’eccezionalità dell’Ippomene e Atalanta del Reni sta nel fatto di essere un dipinto che, “in sé, riunisce tutto il genio di una città e di un periodo: la città di Bologna e il periodo barocco”. In altre parole, “Guido è, qui, l’artista capace di materializzare questa condensazione di genio in una sola opera”. Sul piano del significato, si legge inoltre una nota, l’opera costituisce un “pezzo fondamentale” del catalogo del Reni in quanto mette in luce le sue “caratteristiche essenziali”, ossia un “classicismo” volto a favorire una “riflessione formale” e ad esaltare “un ideale di bellezza”.

Ecco spiegato, quindi, il risalto dato dal Prado al restauro di questo dipinto, durato un anno e mezzo e curato dalla specialista Almudena Sánchez. “Questa durata si deve non solo alle dimensioni della tela (206 X 279 cm), ma anche al bisogno di far partire un processo di rigenerazione”, ha spiegato García Cueto. In particolare, ha aggiunto, l’intervento è servito soprattutto a “ristabilire la tridimensionalità dell’opera”, perché “la zona di cielo e quella di terra” rappresentate nel quadro “erano rimaste un po’ confuse”.

Il restauro, ha concluso lo specialita del Prado, ha permesso di mettere in luce la “grande luminosità e forza espressiva” dell’Ippomene e Atalanta: caratteristiche “lontane” dall’aspetto “caravaggesco” che aveva acquisito, con l’invecchiamento, il capolavoro del Reni.

Francesco Rodella / Redazione Madrid

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