Usa e Polonia ai connazionali: “Via dalla Russia”

Familiari in un abbraccio d'addio prima di fuggire dalla Russia. (ANSA)

MOSCA. – “Lasciate immediatamente la Russia”: l’appello lanciato in contemporanea dagli Usa, dalla Polonia e dalla Bulgaria ai propri cittadini riflette tutta la drammaticità del momento, con Varsavia che arriva a ipotizzare una possibile chiusura delle frontiere e Washington che mette in guardia gli americani con doppia cittadinanza da un possibile arruolamento nelle fila dell’esercito di Mosca.

Non aspettano invece alcuna raccomandazione di questo tipo le migliaia di russi che stanno lasciando il Paese nel timore di essere chiamati alle armi. Su di loro, in particolare su quelli riusciti ad entrare in Georgia dopo un’attesa di ore, si sono abbattuti gli strali del presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, che non ha esitato a chiamarli “traditori”.

La ragione, ha spiegato, è che a loro le autorità di Tbilisi fanno firmare un documento in cui riconoscono come aree occupate da Mosca le autoproclamate repubbliche dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. “Forse è un bene che coloro che hanno firmato questo documento se ne siano andati, non c’è bisogno di tenerli stretti hanno già tradito”, ha affermato Volodin.

Nei fatti, però, le autorità russe non mostrano di essere disposte a lasciare andare facilmente chi fugge. Il portale informativo del governo ha reso noto che non saranno più rilasciati passaporti agli uomini richiamati in base alla mobilitazione parziale annunciata dal presidente Vladimir Putin.

Mentre, secondo media internazionali, centri di reclutamento sono stati allestiti proprio alle frontiere con la Georgia e con la Finlandia per arruolare chi sta cercando di lasciare il Paese per sottrarsi alla chiamata alle armi. Non solo. Le autorità al confine stilano elenchi di coloro che partono, ha avvertito Volodin, senza specificare a cosa serviranno tali elenchi. Ma il tono del monito fa capire che in futuro potrebbero essere usati contro gli interessati. “Credete che stiano partendo e nessuno veda coloro che se ne sono andati, perché se ne sono andati?”, ha detto il capo della camera bassa del Parlamento durante una seduta plenaria.

Ma il problema per i russi che vogliono partire è anche la chiusura dei confini imposta dai Paesi baltici e dalle restrizioni agli ingressi decise dalla Finlandia. Contro queste decisioni si è espresso Leonid Volkov, braccio destro dell’oppositore Alexei Navalny, secondo il quale “l’Ue deve dare l’esempio basandosi su ciò che sono i propri valori”. É illusorio, ha detto Volkov all’ANSA, pensare che, anziché fuggire, coloro che sono soggetti all’arruolamento possano rimanere in patria e dar vita a una rivolta, perché “l’apparato repressivo di Putin è intatto”.

Le autorità russe cercano intanto di rispondere alle proteste di chi denuncia di essere stato inserito per errore nelle liste di coscrizione. Presso i commissariati saranno create speciali commissioni che si occuperanno di tali casi, ha fatto sapere il sindaco di Mosca Serghei Sobianin. E il vice commissario militare della capitale, il colonnello Maxim Loktev, ha assicurato che “nei casi riconosciuti di arruolamento sulla base di dati inaffidabili, sono stati inviati avvisi per revocare la chiamata”.

Usa, Bulgaria e Polonia hanno messo però in guardia dal varo di misure più severe per l’arruolamento, invitando i propri cittadini a lasciare senza indugio la Russia per non correre il rischio di pagarne le conseguenze. Il ministero degli Esteri di Varsavia ha sottolineato che “in caso di un drástico deterioramento della situazione della sicurezza, della chiusura delle frontiere o di altre circostanze impreviste, l’evacuazione può rivelarsi notevolmente ostacolata o addirittura impossibile”.

E l’ambasciata americana ha aggiunto un ulteriore elemento di allarme, riguardante in particolare gli uomini con passaporto statunitense e russo: Mosca, ha avvertito, “potrebbe rifiutare di riconoscere la doppia cittadinanza, impedire loro accesso all’assistenza consolare americana, impedire la loro partenza dalla Russia e arruolarli per il servizio militare”.

(di Alberto Zanconato/ANSA).

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