Bafile: Emigrazione e immigrazione: due facce della stessa medaglia

Siamo arrivati da tutto il mondo per partecipare a questo congresso. Siamo un centinaio tra invitati e delegati.
Italiani all’estero e immigrazione. Due facce della stesa medaglia: lo ha detto il segretario Fassino ed è giusto. Così come è giusto lavorare per una società multiculturale e multietnica valorizzando l’immigrazione.

Ma è anche importante capire l’evoluzione della nostra emigrazione. Cosa significa, oggi, essere italiani all’estero. È vero che molti ne parlano. Si accavallano le promesse. È stato costituito un ministero ad hoc. Ma quanti si sono soffermati in realtà a guardare, a capire? Pochi, pochissimi. Le collettività sono viste ancora oggi con lenti offuscate da cliché e luoghi comuni.
Guardate dall’alto da chi non ha né la pazienza né l’umiltà di conoscere a fondo le loro realtà che sono ben più articolate e complesse di quanto si possa immaginare. Diverse da paese a paese seppur con problematiche comuni che le percorrono in maniera trasversale.

Il mondo dell’emigrazione è cambiato, così com’è cambiata l’Italia dagli anni 50 e 60 ad oggi. Sono cambiati i modi di vedere, di percepire il rapporto stesso con l’Italia e con la politica italiana. Esistono ancora, e lo abbiamo visto nel corso delle elezioni per i referendum, i Comites e i CGIE, un impegno e un interesse alla partecipazione. In ognuna di queste occasioni hanno avuto una chiara prevalenza le persone e le forze che si richiamano al centrosinistra dimostrando quanto siano falsi i luoghi comuni secondo cui gli italiani all’estero siano tendenzialmente di destra. Non lo sono mai stati.

Meno che mai oggi. È finita la stagione della nostalgia e dei rimpianti. Sono altre le molle che spingono le nuove generazioni a guardare all’Italia. Altri i loro sogni, i loro ideali e i loro interessi. Ben altro ciò che potrebbero offrire. E qui vorrei sottolineare il patrimonio che rappresentano le donne italiane nel mondo.

Le emigranti, ieri, hanno saputo trasformare solitudine, paure, sofferenze in forza, coraggio, perseveranza, solidità. Valori che hanno trasmesso a nuove generazioni di donne, a chi come me ha avuto il privilegio di essere figlia di una madre emigrante. Per questo chiediamo ancora una volta, che venga approvata al più presto la legge sul coordinamento delle donne italiane all’estero presentate alla camera da Marina Sereni.

La cecità di chi vede le comunità italiane all’estero come sicure riserve indiane dalle quali poter attingere voti è facilmente percepita e crea un sentimento di rifiuto e distacco. Non si fa fatica a discernere la demagogia distratta dal reale interesse e coinvolgimento.
Ecco perché l’approccio alle loro realtà deve essere sincero e concreto. Le collettività degli italiani nel mondo, soprattutto di quelli oltreoceano, sono ormai perfettamente integrate nelle realtà dei paesi in cui vivono e il loro apporto alla politica di internazionalizzazione della sinistra italiana può essere fondamentale. Così come è fondamentale il lavoro che una sinistra democratica può, e deve svolgere in paesi che attraversano gravi crisi, paesi, come il miio, il Venezuela, in cui abbiamo bisogno della presenza forte, onesta, attenta, di un’Europa progressista e democratica.

Perchè disconoscere o sottovalutare le problematiche dei paesi in cui gli italiani vivono sarebbe un errore imperdonabile essendo la loro esistenza strettamente legata alle sorti di quei paesi. Noi possiamo diventare un osservatorio privilegiato per favorire una conoscenza vera di altri popoli, per capirne modi di vita, cultura, religiosità. Oggi, qui, siamo arrivati da tutto il mondo e da 19 paesi: dall’Europa, dal Canada, dagli USA, dall’America Latina e dall’Australia in rappresentanza non solo delle organizzazioni e degli iscritti dei DS, ma pensiamo di poter dire, delle stesse comunità nelle quali viviamo e operiamo.

Siamo un centinaio, tra delegati e invitati, italiani all’estero, emigranti, figli e nipoti di emigrati. Persone che l’emigrazione non la raccontano, ma la vivono quotidianamente sulla loro pelle, così come vivono sulla loro pelle i drammi e le problematiche dei paesi da cui provengono.

Domani ciascuno di noi dovrà spiegare ai suoi connazionali cosa realmente ci possiamo aspettare dalla sinistra italiana. E non possiamo, ma soprattutto non vogliamo raccontare favole, perchè quella è la nostra gente ed essere qui rappresenta una responsabilità per tutti noi. Per gli italiani all’estero non è importante la matematica dei voti, è importante credere che chi li rappresenterà saprà farlo con onestà e chi li affianca in questo cammino saprà sostenerli con altrettanta onestà.

La nostra presenza in questo congresso deve avere un significato soprattutto in questo senso. Il suo scopo prioritario è quello di dare un volto e una voce a persone che non appartengono a fumose collettività dalle quali attingere elettori, ma ad individui con richieste, preoccupazioni, problemi, che vanno ascoltati e affrontati con la stessa serietà con cui vengono affrontati quelli italiani.

I problemi ancora irrisolti all’interno delle nostre collettività sono molti, troppi. Le liste dell’AIRE, l’anagrafe degli italiani all’estero, che si arenano tra mille cavilli burocratici rischiano di precludere il diritto di voto a circa un milione e mezzo di italiani all’estero e cioè a circa il cinquanta per cento degli aventi diritto. I consolati non riescono a dare risposte adeguate alle nostre esigenze ed ogni richiesta di documento all’estero diventa un incubo. La riforma Bassanini che prevedeva tra l’altro l’autocertificazione, nei consolati non è mai arrivata.

Per quanto riguarda le politiche culturali siamo ancora in attesa di una rete di istituti capace non solo di diffondere all’estero la cultura italiana ma di dare un giusto rilievo a quanto esprimono le comunità stesse per favorire interscambi culturali che potrebbero arricchire tutti. I corsi di lingua e cultura non riescono ancora a garantire trasparenza ed efficenza. L’attuale governo tende a rinnovare gattopardianamente la legge 153 mantenendo il doppio canale per la diffusione dei corsi di lingua e cultura italiana da una parte e gli istituti di cultura dall’altra.

Noi vorremmo invece una legge quadro che, facendo tesoro delle indicazioni che emergono dalle collettività, dia una risposta omogenea ed efficiente ad una problematica unica: la promozione della cultura come fattore di conoscenza e di crescita. Va rafforzata la stampa italiana all’estero. Al proposito è importante ricordare che da quando il governo D’Alema ha raddoppiato la dotazione finanziaria per il settore e il centrosinistra ha lavorato per inquadrare i problemi delle nostre testate nella più generale riforma dell’editoria, più nulla è stato fatto.

L’attuale governo si è limitato a promesse che fino ad oggi sono rimaste senza alcun seguito.
Va favorita l’informazione di ritorno. È importante per noi, per far conoscere in Italia quello che oggi siamo e ciò che possiamo esprimere, ma può essere di grande utilità anche per voi. Le nostre esperienze che, consentitemi di dirlo, sono un patrimonio di relazioni interculturali e di percorsi di integrazione, possono essere di grande utilità per gli italiani che oggi devono misurarsi con un intenso flusso di immigrazione.

E poi, importantissimo, non bisogna dimenticare i connazionali che, soprattutto in America latina, vivono in condizioni di povertà. L’assegno di solidarietà non può più essere una promessa e a questo proposito è importante ricordare l’apporto dato sia dal gruppo DS che ha presentato una proposta alla Camera sia dai Patronati che, su proposta dell’INCA, stanno raccogliendo firme in tutto il mondo. Non si possono tollerare le minacce di tagli ai Patronati.

Pensando al 2006 va ricordato il successo che hanno avuto le giornate dell’Ulivo nel mondo. Un’esperienza che ha dimostrato quanto sia importante che il centrosinistra si presenti all’estero con uno schieramento unitario. Bisognerà al più presto lavorare uniti su un programma serio, concreto, tenendo conto che la macchina organizzativa all’estero richiederà tempi più lunghi e che sono in gioco 18 seggi (dodici alla camera e sei al senato).

Emigrazione e immigrazione: due facce della stessa medaglia, due opportunità di crescita, ma a una sola condizione: che si capisca che dietro a queste parole esistono persone, individui come voi che meritano rispetto, che vogliono un rapporto paritario. Solo così si allargheranno i confini dell’Italia. E non parlo di confini geografici, ma di confini umani.