«Cerchiamo ovunque risorse per la ripresa economica italiana»


NUOVA DELHI – Con la stessa formazione «sinergica», da Sistema Paese, messa in campo a dicembre in Cina (quattro ministri, centinaia di imprenditori, vertici imprenditoriali e del mondo bancario) Carlo Azeglio Ciampi ha avviato ieri la sua missione in India, spiegando che «anche se in Italia non sempre si ha questa consapevolezza, si gioca qui in Asia la grande partita del XXI Secolo. Anche per noi, per lo sviluppo dell’Italia».


E’ vero, ha riconosciuto, che l’economia italiana ristagna, «che subiamo la concorrenza anche di partner europei che sulla competitività ci danno punti».


– Ma proprio per questo – ha proseguito – gli imprenditori italiani devono lanciarsi nei


nuovi mercati in espansione, quali quelli cinese e indiano che crescono da un decennio a ritmi impressionanti. Venire a creare impiegati, interessi e commerci quaggiú – ha sottolineato – non e’ tradire l’interesse nazionale: e’ proprio il contrario. La ‘’spinta’’ necessaria per rimettere in moto la nostra economia – ha detto -, puo’ venire proprio da un aumento delle esportazioni. Come negli anni Sessanta, quando lo sviluppo fu chiamato boom, miracolo economico.


Il Presidente ha visitato lo stabilimento della St. Microelectronics creato pochi anni fa alle porte di Delhi dal Presidente Pasquale Pistorio e ha ascoltato da lui un racconto edificante.


Lo riferisce perche’ esemplifica il suo ragionamento.


– Il presidente Pistorio – ha raccontato Ciampi – ci ha spiegato che questo stabilimento in un solo anno ha raggiunto il fatturato di 1300 milioni di dollari, e questo ha permesso investimenti per lo sviluppo degli impianti in Francia e in Italia. Dunque e’ servito a restare competitivi. Ecco perche’ la spinta dalle esportazioni e’ importante.


Ma perche’ venire fino in Asia?


– India e Cina – ricorda Ciampi – insieme hanno due miliardi e quattrocento milioni di abitanti. Il reddito medio procapite e’ relativamente basso. Ma in questi due Paesi esistono anche delle nicchie di mercato, valutate intorno al 10% della popolazione, con capacita’ di acquistare i prodotti del Made in Italy. Per loro, sono quote di mercato marginale. Per noi invece queste nicchie sono enormi. Dieci per cento significa 240 milioni di consumatori. Se per prudenza calcoliamo anche solo cento milioni di persone fra Cina e India, resta sempre una nicchia enorme per noi.


Fra Cina e India ci sono grandi differenze, dalla struttura politica, centralizzata a Pechino, al differente stadio di avvicinamento alle regole della liberalizzazione dei mercati e della concorrenza internazionale.


A Pechino, esemplifica Ciampi, a un’impresa «basta ottenere un ordine, e la partita e’ chiusa». In India, invece, la struttura federale e le regole della «piu’ grande democrazia del mondo» complicano le procedure, ma offrono altri e notevoli vantaggi, destinati ad aumentare man mano che il sub-continente asiatico applichera’ le regole che ha recentemente sottoscritto aderendo al WTO.


Oggi Ciampi avra’ gli incontri politici ad alto livello, accompagnato dal ministro degli Esteri Fini.