Dubbi e delusione sullo sviluppo economico


MILANO.- Archivia il 2004 sotto i peggiori auspici la congiuntura nazionale, che evidenzia preoccupanti segnali di rallentamento peraltro assolutamente coerenti con il pessimo risultato del settore manifatturiero, nonchè con i deludenti numeri diffusi sempre ieri da Germania e zona euro.


Nei tre mesi al 31 dicembre scorso il prodotto interno lordo italiano ha registrato una contrazione congiunturale di 0,3% e una crescita annua di 1,0% dopo l’espansione di 0,4% su trimestre e 1,4% su anno dei tre mesi precedenti.


– E’ un dato molto peggiore delle attese, molto brutto. La stima (del governo) del Pil 2005 a 2,1% è irraggiungibile – commenta Gianluigi Mandruzzato, economista di Banca Intesa.


Il risultato si confronta con aspettative di un incremento di 0,2% su trimestre e 1,5% su anno: delle 35 stime raccolte la scorsa settimana da Reuters la più bassa vedeva un rallentamento limitato a 0,2% su trimestre.


La crescita del Pil 2004, corretta per i giorni lavorativi, è stata dell’1,1%, dice Istat. La previsione governativa dell’1,2% e la recente stima di Bankitalia – «crescita nell’ordine dell’1,5%» – si riferiscono al dato non corretto che, alla luce del maggior numero di giorni lavorativi nel 2004 rispetto al 2003, sarà maggiore dell’1,1%. La delusione di fine 2004 è doppiamente scoraggiante se si guardano le implicazioni per l’anno in corso, su cui l’ultima stima ufficiale del governo è ancora di una crescita a 2,1%.


Soltanto la scorsa settimana il ministro dell’Economia Domenico Siniscalco ha anticipato che il governo sta valutando di limare al ribasso la proiezione sul 2005 ma per farlo attende l’appuntamento canonico con la Trimestrale di cassa.


Sempre la scorsa settimana il Fondo monetario internazionale ha parlato per quest’anno di un’attesa di 1,7% ma con rischi al ribasso, mentre sabato il governatore di Banca d’Italia Antonio Fazio ha previsto per quest’anno un’accelerazione rispetto al 2004 grazie al recupero di esportazioni e domanda interna.


«I numeri di oggi non gettano certamente le basi per una rapida ripresa nel 2005: rivedremo al ribasso la nostra attuale previsione di 1,6% ancora non so di quanto, ma la stima del governo di 2,1% è completamente irrealistica» osserva Susana Garcia di Deutsche Bank.


Una cocente delusione è arrivata dalle ultime statistiche sul settore industriale, che parlano per dicembre del terzo mese consecutivo di caduta dell’indice mensile destagionalizzato.


Oltre a sommarsi a una revisione peggiorativa dell’indice di novembre, che passa a -1,0% dal precedente -0,7%, il calo di 0,6% di dicembre si confronta con una mediana delle attese per un rimbalzo di 0,4%.


Come nel caso dei numeri sul Pil, nessuno dei 21 uffici studi interpellati prevedeva una simile battuta d’arresto.


– E’ evidente che il paese sta attraversando una recessione per quanto riguarda il settore manifatturiero –afferma Vincenzo Guzzo di Morgan Stanley.


Per Carmela Pace di Mps Finance «i numeri del Pil ricalcano quelli sul settore manifatturiero, che vale circa un terzo del prodotto interno lordo nazionale».


Con una media d’anno in calo di 0,4% su base aggiustata al numero di giorni lavorativi, quello scorso si configura inoltre come il quarto anno consecutivo di contrazione per il settore industriale italiano.


In assenza di dettagli sull’indice disaggregato gli uffici studi riconducono la debolezza certamente superiore alle attese a un contributo negativo da parte di canale estero e scorte, le voci che maggiormente hanno sostenuto l’ottima performance del terzo trimestre, per tornare comunque a mettere l’accento sull’anemia della domanda interna come vero punto debole del ciclo nazionale.


– Probabilmente i consumi sono andati male, mentre l’altro indiziato è il commercio estero che potrebbe aver ceduto dopo la buona performance del terzo trimestre – è la diagnosi di Mandruzzato.