Gastronomia dell’Emilia Romagna


Un po’ di storia


La realtà geografica e la storia di questa terra hanno determinato una cucina che si può suddividere in tre settori: quello marino, quello delle campagne dove l’agricoltura è fiorente e quello opulento ricco di carni che conserva lontani ricordi risalenti al tempo del dominio bizantino e delle Signorie. I romagnoli da sempre sono grandi cultori della cucina con l’orgoglio e l’aggressività propria della gente di questa terra, anche se negli antichi ricettari il cibo di Romagna quasi non compare; probabilmente perché sono mancati i grandi cuochi chiamati o allevati nelle grandi famiglie i questa regione sostituite dal potere della Chiesa che nei territori annessi per vari secoli ha prodotto una cultura rimasta all’interno del palazzo.


La cucina di mare è legata alla pescosità del mare Adriatico, ricco soprattutto di pesce azzurro, di sogliole e, nei tratti di costa rocciosa, di cozze, vongole e altri molluschi.


Naturalmente non manca il fritto che però non ha certo carattere di peculiarità e non mancano i brodetti e vari altri modi di preparare il pesce in umido, cotto in tegame con il pomodoro, mentre in questa zona non è previsto il pesce lesso e poco cucinato il pesce in forno.


La ricca cucina romagnola legata alla campagna consegue dalla fiorente agricoltura di questa terra, dalle colture intensive favorite dalle sterminate e fertili pianure, con una forte tradizione in materia di ortofrutticoltura.


Grande produttrice di grano, anche la Romagna (come l’Emilia) ha una cucina in cui le paste trovano largo spazio: caratteristici e celebri sono i garganelli: una pasta tipicamente campagnola per la quale è necessario l’apposito arnese detto pettine, costituito da una serie di fili paralleli, tenuti tesi da un piccolo telaio, e da una bacchettina a parte.


Originariamente e fino a una decina di anni fa, i garganelli erano serviti non asciutti ma in brodo. In questo caso l’impasto della sfoglia deve essere insaporito con noce moscata e i garganelli cotti in brodo di cappone con abbondante grana stravecchio grattugiato. Ma un emblema di questa terra, quasi un simbolo conosciuto ormai ovunque è la “piadina”.


Già nota al tempo dei Romani, ha notevoli somiglianze con i pani sottili e morbidi mediorientali, e c’è chi ne attribuisce la diffusione esclusivamente in Romagna alla tradizione del pane azzimo introdotta dalla forte colonia ebraica di Ferrara. Quale che sia l’origine, la piadina fa ormai parte del paesaggio romagnolo e ha avuto tra i suoi cantori illustri esponenti della letteratura come Marino Moretti e Giovanni Pascoli. Parente della piadina è il crescione, una piadina ripiegata su se stessa e farcita. Ogni anno a Cervia si riuniscono le migliori otto piadinare romagnole per contendersi il titolo nazionale.


La piadina si sposa con affettati, salumi, ma anche con crema di nocciole, con pecorino e tartufo, rucola e crema di porcini (c’è un chiosco a Milano Marittima che propone circa un centinaio di varianti). Nei ristoranti è servita bollente, tagliata a spicchi e cosparsa da un trito di erbe e prosciutto crudo, ma il consumo classico è con lo squacquarone, un formaggio molle tipo stracchino, o con patate o cipolle e pomodoro.


Una variante della piadina sono le “Tigelle”, piccole quantità di pasta, fritte e servite calde con affettato o con formaggio e ricotta.


Non mancano i tortellini anche se la loro origine è decisamente emiliana. Qui si realizzano soprattutto quelli classici il cui ripieno si fa con carne e prosciutto e vengono offerti in brodo. Così come in brodo è una minestra probabilmente di origine asburgica (ancora in uso soprattutto in Austria), chiamata “Pasta reale detta “Frittatina”.


Gastronomia dell’Emilia Romagna


In questa regione dominano le grandi paste fatte in casa: le lasagne al forno, le tagliatelle con il classico ragù alla bolognese;i piacentini pisarei e faso (minuscoli gnocchetti conditi con sugo e fagioli); i tortellini, o cappelletti e gli anolini (ripieni esclusivamente con sugo di brasato di manzo) serviti nel buon brodo di cappone e manzo o conditi con panna, noce moscata e parmigiano; i tortelli di erbette conditi con burro e Parmigiano; i pasticci di pasta (tipici del ferrarese) conditi con ragù e besciamella e cotti al forno; la bomba di riso guarnita con piccioni cucinati in umido.


I sapori sono vivi e marcati e le numerose paste asciutte risentono dell’abbondanza di condimento tipico di questa cucina, odorano del parmigiano reggiano o si impreziosiscono con ragù sopraffini o con la “salama da sugo”ferrarese.


Ma è anche una cucina ricca di derivati della carne di maiale, che si possono gustare in una serie infinita di salumi magistrali: le immancabili salsiccie, la coppa, lo zampone tipico di Modena, il culatello e il prosciutto crudo di Parma, il salame di Felino (PR) e le mortadelline piacentine.


Immancabile sulle tavole modenesi il fine aceto balsamico che viene usato per condire l’insalata di verdure fresche oppure per cucinare il filetto di manzo o le dolci cipolline.


Gli stessi sapori decisi si ritrovano nelle carni, negli arrosti dorati e nei preparati a base di pesce che sono tipici della sponda adriatica romagnola.


Del litorale romagnolo non si può dimenticare l’umile “piada” d’acqua e farina, arricchita con prosciutto o formaggio o verdure, e quello che, nel Modenese e nel Reggiano, chiamano “gnocco fritto” ideale da consumare con salumi e formaggi assieme a un buon bicchiere di Trebbiano o di Lambrusco.


Tra i dolciumi, squisito è il “panpepato” ferrarese, una ciambella con mandorle, noci e pinoli, oppure quella “zuppa inglese” fatta di pan di Spagna inzuppato di alkennes e farcito con una delicatissima crema, che conclude stupendamente un buon pasto, specie se accompagnato da un bicchierino di quel “nocino” che si usa fare in Emilia con le noci raccolte nel giorno di San Giovanni e che matura per Natale.


Primo Piatto: Cappelletti romagnoli


Ingredienti


Pasta sfoglia di 4 uova


Per il ripieno: 30 gr. di carne magra di maiale,


30 gr. di carne magra di manzo,


30 gr. di carne magra di vitello, 30 gr. di prosciutto crudo, 30 gr. di mortadella,


30 gr. di burro, 200 gr.


di parmigiano grattugiato.


Preparazione


Tritare finemente la carne, prendere una padella, sciogliere il burro e soffriggere la carne. Aggiungere il parmigiano, il prosciutto e la mortadella tritate finemente un pizzico di sale e abbondante noce moscata, mescolare bene fino a quando risulta un composto omogeneo. Stendere la pasta foglia, fare dei piccoli quadretti e mettere delle piccole parti di composto, ripiegare la pasta in modo che risulti un triangolo, premere sui bordi e ripiegare attorno ad un dito. Cuocere in un buon brodo di carne.


Secondo Piatto:

Tortino al prosciutto

Ingredienti


250 g di prosciutto modenese; 250 g di formaggio tipo groviera o fontina;


1 kg di patate;


30 g di burro;


sale e pepe.


Preparazione


Ponete a lessare le patate in una pentola con acqua salata. Riducete i normali tempi di cottura, affinchè non si sfarinino e, dopo averle sbucciate, tagliatele a rondelle dello spessore di un centimetro circa. Continuate a formare strati alterni di patate, prosciutto e formaggio fino ad esaurimento degli ingredienti, mettendo ogni tanto poco sale e un pizzico di pepe. Disponete qua e là dei fiocchetti di burro, quindi infilate il tortino nel forno (già caldo a 180° C ) e lasciatevelo per circa 30 minuti, Quando si sarà formata sulla superficie una bella crosticina


dorata, ritirate dal forno e servite subito.


Dolce:

Bracciadella reggiana

Ingredienti


500 gr. di farina,


200 gr. di zucchero,


2 uova,


100 gr. di burro,


50 gr. di latte,


lievito,


scorza di 1 limone grattugiata


Preparazione


Impastare bene tutti gli ingredienti su di una spianatoia, il composto risulta morbido. Mettere in uno stampo imburrato e infarinato dando alla pasta la forma classica della ciambella. C’è chi prima di mettere in forno spennella la bracciadella con un uovo sbattuto e cosparge di granelli di zucchero e mandorle tritate.