Il primo libro di Papa Benedetto XVI


Città del Vaticano – Verrà presentato oggi il primo libro di Benedetto XVI, scritto da Ratzinger prima dell’elezione a Papa e intitolato «L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture». Il testo, pubblicato dalla Editrice Vaticana (che ha i diritti d’autore su tutti i testi del pontefice) e dalle Eizioni Cantagalli, affronta uno dei temi che stanno maggiormente a cuore al nuovo Papa: «La crisi delle culture».


Il volume sarà presentato oggi pomeriggio da due ospiti d’eccezione: il Presidente del Senato, Marcello Pera, che ha curato anche la presentazione del libro e con il quale il Papa, quando era Cardinale, ha già avuto modo di scrivere un libro su «Radici e identità», e dal Cardinale Camillo Ruini, uno dei porporati più vicini a Ratzinger.


«Viviamo un momento di grandi pericoli e di grandi opportunità per l’uomo e per il mondo, un momento che è anche di grande responsabilità per tutti noi». È questa la preoccupazione maggiore di Benedetto XVI che, nel suo primo libro da pontefice, affronta il tema della «minaccia del terrorismo» una «nuova guerra senza confini e senza fronti», arrivando a menzionare anche le «armi nucleari e biologiche». Il Papa si sofferma inoltre sul tema della «automanipolazione che l’uomo ha acquisito» che gli permette di «costruire da sé l’uomo, prodotto del nostro agire», scrive il Papa. La crisi delle culture penetra anche nella società, provocando «disuguaglianze nella ripartizione dei beni della terra», «crescente povertà», «impoverimento», «sfruttamento della terra e delle sue risorse», la «fame, le malattie che minaccino tutto il mondo».


L’analisi del Papa prosegue con una riflessione «sull’odierna situazione del cristianesimo e sulle basi dell’Europa, quell’Europa che un tempo è stata il continente cristiano» e un riferimento alla mancata indicazione delle radici cristiane nel Trattato dell’Unione europea.


Nel suo libro scritto da Cardinale, spiega ai cattolici perchè «non bisogna rassegnarsi» alla presenza di leggi che permettono l’aborto, la clonazione, la fecondazione assistita, violando così il «riconoscimento della sacralità della vita». Medesima riflessione arriva dal Presidente del Senato, Marcello Pera che ha steso l’introduzione del volume.


«Non esistono piccoli omicidi – scrive il pontefice – il rispetto di ogni vita umana è condizione essenziale perchè sia possibile una vita sociale degna di questo nome». A suo dire, questo, non è un piccolo problema o una questione secondaria «che possa essere considerata relativa in ordine al pluralismo delle opinioni nella società moderna». Quando o perchè, spiega, quando «nella sua coscienza l’uomo perde il rispetto per la vita come cosa sacra, inevitabilmente egli finisce per smarrire anche la sua stessa identità». Facendo distinzione tra «il diritto della forza e la forza del diritto», Papa Ratzinger mette in discussione la prerogativa di uno Stato che si arroga il diritto di «definire chi è o chi non è soggetto di diritti e che di conseguenza che riconosca ad alcuni il potere di violare il fondamentale diritto alla vita di altri».


Per Benedetto XVI tutto questo non fa altro che contraddire l’ideale democratico al quale lo Stato continua a richiamarsi ma, di conseguenza, minando «le stesse basi su cui si regge. Accettando infatti, che si violino i diritti del più debole, esso accetta anche che il diritto della forza prevalga sulla forza del diritto».


I limiti dell’attuale cultura razionalista portano l’uomo a giustificare qualsiasi tipo di intervento («ciò che si sa fare si può anche fare»). Ed è proprio l’assenza di questi valori etici di riferimento a condurre gli scienziati sulla via della clonazione: «l’uomo sa usare uomini come magazzino di organi per altri organi e perciò lo fa; lo fa perchè sembrerebbe essere questa un’esigenza della sua libertà» scrive ancora il pontefice. Persino il terrorismo alla fine si basa su questa modalità di «auto-autorizzazione dell’uomo, ma non sugli insegnamenti del Corano».