Domani cala il sipario sulla leva obbligatoria


ROMA.- Ancora un giorno. Poi, da domani, cala definitivamente il sipario sulla leva obbligatoria, che aveva accompagnato il Paese fin dall’ Unità d’ Italia, nel 1861. Chi andrà sotto le armi, da ora in poi, lo farà di sua volontà. E niente più obiettori di coscienza.


Chi vorrà potrà comunque prestare il servizio civile.


Il provvedimento che anticipava dall’1 gennaio 2007 all’1 gennaio 2005 la sospensione della ‘naja’ risale all’agosto scorso. Ma in questo modo è rimasto in servizio – in divisa oppure civile se obiettore di coscienza – chi ha ricevuto la cartolina di precetto lo scorso anno.


Si tratta di una pattuglia di circa 20.000 giovani, gli ultimi assoggettati all’obbligo di rispondere alla chiamata della Patria. Mentre i loro coetanei che avevano goduto del rinvio, per motivi di studio o altro, erano definitivamente esentati dal servizio.


Per eliminare questa disparità e fare così uno sconto di qualche mese agli ultimi ragazzi di leva, il Consiglio dei ministri della settimana scorsa ha accolto la proposta del ministro della Difesa, Antonio Martino, di anticipare al 30 giugno la sospensione dell’ obbligo. Quindi, da dopodomani, chi vorrà potrà tornare a casa. Il ministro ha fatto sapere di aver voluto così rispondere «alle attese degli ultimi giovani chiamati ala leva del 2004».


Dall’1 luglio, dunque, solo volontari nelle forze armate. E se c’era qualche timore di riuscire a coprire i vuoti che si sarebbero verificati negli organici militari, l’andamento delle domande di arruolamento ha fugato qualsiasi dubbio. Nell’Esercito, ad esempio, si viaggia ad un ritmo di tre domande per ogni posto disponibile. La strada che porta quindi a forze armate di soli professionisti, con un organico di 190.000 persone, sembra così ben avviata.


Ed anche il servizio civile sembra godere di buona salute. Sessantatremila volontari fino ad ora avviati al servizio, con la prospettiva di superare i 100.000 entro l’anno; una domanda da parte dei giovani più che doppia rispetto ai posti disponibili (36.428 domande su 14.284 posti del bando di settembre 2004).


Ma c’è anche chi parla dell’1 luglio come «giorno di lutto» per le forze armate. Ciò, spiega Falco Accame, presidente dell’ Anavafaf (Associazione nazionale assistenza vittime arruolate nelle forze armate), «perchè con la fine del servizio di leva finisce quell’apporto diretto alla difesa del Paese fornito dalla società civile voluto dalla Costituzione. Finisce quel tanto di osmosi tra società civile e società militare, ma finisce anche – sottolinea – quell’apporto culturale che tanti ragazzi di leva e ufficiali di complemento (di cui una larga parte laureati) hanno apportato all’apparato militare».