La cooperazione italiana per il cacao di Barlovento


BARLOVENTO – A Barlovento c’è ancora molto da fare. E’ la prima cosa che viene da pensare, mentre Francisco Galvani, direttore del progetto di recupero delle piantagioni di cacao, elenca con crudo realismo la situazione più che deteriorata di queste zone.


Una realtá di abbandono che rischia di veder dissolto un patrimonio agricolo che si tramanda da secoli, una coltivazione vitale per molte comunità che attorno al cacao si sono fondate, e da cui dipende il 34 % del produzione nazionale di tutto il Venezuela. Certo, ad esser cinici la percentuale della produzione di cacao sul Prodotto Interno Lordo è minima, irrilevante. Va ricompresa in un settore agricolo che a sua volta non raggiunge che il 3% del Pil, misurato escludendo il petrolio. Ma nonostante ciò, nonostante l’ apparente irrilevanza, da questo frutto dipendono migliaia di comunità nate e cresciute in simbiosi con le proprie piantagioni. Ecco allora che l’obiettivo di rendere più redditizia la coltivazione, a partire dalla raccolta fino alla commercializzazione, equivale ad aiutare queste persone, per la maggior parte afro- discendenti, a non abbandonare le proprie terre, quelle in cui un tempo furono trasportati come schiavi. Certo, non è facile. Il Cesvi lo sa, ma con il consueto ottimismo Luigi De Chiara, responsabile in Venezuela, non ha paura e lancia la propria sfida: salviamo il cacao. D’altronde che si tratti veramente di salvarlo è un dato di fatto che si può desumere dalle ricerche fino ad ora fatte: una produzione molto al di sotto della media nazionale, l’età dei raccoglitori intorno ai 52 anni, e la necessità per molti di andar a cercare lavoro altrove, perché da solo il cacao non basta per tirare avanti. Ma ci sono anche difficoltà che non ti aspetti, ad esempio non tutte le comunità accettano gli aiuti. Sembrerebbe strano, ma a spiegarcelo ci pensa Luigi de Chiara :


– Dipende anche dalle organizzazione che sono passate prima, se hanno fatto promesse e poi non le hnno mantenute. Comunque noi non portiamo mai soldi direttamente, né promettiamo a vuoto. Ci offriamo semplicemente di aiutarli . E’ inutile nasconderlo, per rendere il cacao attraente bisogna trasformarlo in un buon affare, renderlo redditizio, solo così si riattiva l’interesse dei giovani, e delle comunità. Bisogna rendere piú efficienti tutti i passaggi.


Il Cesvi dal canto suo sta facendo il possibile, non solo trainerà qui in tre anni un milione e mezzo di euro, sfilati dalla tasca dell’Unione Europea, ma cercherà soprattutto di replicare il miracolo dello stato Sucre, dove in pochi anni la produttività è balzata alle stelle.


Tre le fasi su cui intervenire. Innanzitutto quella primaria: fertilizzazione, raccolta, fermentazione ed essiccamento. Poi la elaborazione, su cui è necessario intervenire attraverso il trasferimento di tecnologia, ed arriviamo infine all’ultima, quella commerciale. Spiega Francisco Betancourt, uno degli agronomi :


– Ci sono problemi innanzitutto con le piante, molto vecchie e poco produttive. Bisognerebbe rinnovarle. Nel procedimento di essiccamento e di fermentazione poi non ci sono criteri omogeni e questo si riflette anche nella qualità finale del prodotto. Senza contare che la vicinanza con la capitale ha reso tutto più insicuro.


Come prima cosa il Cesvi, agendo di concerto con Acción Campesina di Manuel Gomez, con il Cordami ( Corporación de Desarrollo Agrícola del Estado Miranda ) e le varie municipalitá, ha provveduto alla costruzione di alcune piattaforme per l’essiccamento del cacao, con spazi anche per la fermentazione. In tre anni se ne dovrebbero costruire una trentina. Sono cose minime, certo, peró prima semplicemente non esistevano, e non di rado il cacao veniva essiccato sull’asfalto delle strade di campagna.


Stefania Cannavó, responsabile del Cesvi per l’America Latina, è venuta qui per inaugurare una di queste piattaforme costruita in soli venticinque giorni da una delle comunitá beneficiate. Durante l’inaugurazione ha spiegato le linee di azione della Ong:


– Siamo presenti oramai dal novantotto qui in Venezuela. La nostra politica è chiara: aiutiamo affinché non si abbia piú bisogno di aiuto.


Le fa eco Luigi de Chiara che, dopo aver ricordato come la presenza solidale di una Ong italiana sia anche una maniera per ringraziare una terra che per anni ha accolto i nostri emigranti, ha aggiunto:


– I popoli tra loro non si fanno solo le guerre, ci sono tanti esempi di solidarietá, questo ne è uno.


Tra coloro che parteciperanno al progetto ci sará anche l’Ice ( Istituto di Commercio Estero Italiano) che ha promesso l’arrivo di alcuni maestri cioccolattieri dall’Italia, mentre nel nuovo staff è entrato a far parte anche Alessandro Cecchini, che porterá il suo aiuto cercando di mettere a frutto la propria esperienza maturata nella Ferrero in Ecuador.