Tasse locali, Milano la più cara d’Italia


VENEZIA.- E’ Milano, tra tutti i comuni capoluogo d’Italia, ad avere la pressione tributaria locale più elevata. In pratica ogni abitante del comune meneghino ha versato nel 2003 ai propri enti locali in tasse, tributi e addizionali varie ben 1.968,76 euro, contro una media nazionale di 1.372,13 euro. E’ quanto risulta da uno studio della Cgia di Mestre basata su fonti varie. Al secondo posto c’è Bologna (1.880,17 euro per abitante) e al terzo posto Pavia con 1.837,66 euro pro capite. Al quarto Varese (1.817,07 euro pro capite) e al quinto Aosta (1.799,78 euro per residente). Ultimo posto, a livello nazionale, è Ragusa con 613,77 euro per residente. Venezia, che apparentemente si presenta al primo posto (2.067,25 euro pro capite) è stata posta fuori classifica perché la pressione tributaria comunale è viziata dagli ingenti incassi derivanti dal Casinò Municipale. Si tratta, tra tutti i comuni analizzati, di una specificità esclusiva della città lagunare. L’analisi, condotta dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, ha analizzato il peso sui portafogli dei cittadini italiani della pressione tributaria locale intesa come rapporto tra la sommatoria delle entrate tributarie versate al comune, alla provincia e alla regione e la popolazione residente. Imposte, precisa la Cgia, che ciascun ente locale applica, per legge, ai propri residenti. Il comune, ad esempio, ha come principale fonte di gettito l’Ici, l’addizionale comunale Irpef e la tariffa per l’asporto dei rifiuti urbani; la provincia, l’imposta sulla rc auto, l’addizionale sulla bolletta dell’Enel e sull’imposta di trascrizione; la regione, infine, può giovarsi della riscossione di una imposta importantissima come l’Irap, della compartecipazione dell’Iva, dell’addizionale regionale sull’Irpef e della compartecipazione sulle accise della benzina. Nell’analisi della Cgia, il dato medio nazionale, sul totale delle tasse locali versate agli enti locali, è per il 54% di pertinenza delle regioni, solo il 5,2% delle province e il rimanente 40,8% dei comuni. ‘’E’ evidente – commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – che la lettura dei risultati di questa analisi deve considerare il fatto che dove si pagano maggiori tasse, almeno in linea teorica, si hanno livelli sia quantitativi sia qualitativi di servizi migliori. Non solo. L’indicatore che abbiamo preso come parametro di riferimento, ovvero il pro capite, è un buon riferimento che rischia, però, di penalizzare il risultato di quei comuni che hanno un numero di residenti relativamente basso’’.