Prodi-Berlusconi, alta tensione sull’Iraq

ROMA – L’Iraq è tornato a spaccare la politica italiana, i cui schieramenti avevano messo momentaneamente da parte l’ormai tradizionale contrapposizione frontale sotto la pressione dell’emergenza terrorismo. Parlando del programma di governo dell’Unione, Romano Prodi aveva dichiarato che se il centrosinistra vincesse le elezioni allora l’Italia “ritirerà le truppe occupanti dall’Iraq”, mantenendo però una presenza volta unicamente alla “ricostruzione civile e materiale” di quel paese.


A distanza di 24 ore, Silvio Berlusconi ha definito “grave, molto grave, inaccettabile e pericoloso” quanto detto da Prodi. “Quelle frasi sembrano addirittura un incentivo a colpire i nostri – ha argomentato Berlusconi. – Se il Paese che le manda le definisce truppe di occupazione è come dire ai guerriglieri: siamo lì ad occuparvi e quindi avete tutte le ragioni ad attaccarci”. E’ evidente, prosegue il premier, “che Prodi non vuole solo annullare le leggi varate da questo Parlamento, ma intende anche venir meno agli impegni internazionali rompendo la solidarietà occidentale” e annullando “tutto il lavoro che abbiamo fatto noi per essere considerati sulla scena internazionale non più come la solita Italietta di sempre”. Ma la dichiarazione di Prodi, soprattutto, è “una dichiarazione contraria al vero, contraria alla missione che svolgiamo per conto dell’Onu, contraria a ciò che fanno i nostri militari sul territorio. I nostri militari – conclude Berlusconi – sono amati dalla popolazione per le operazioni di sostegno e non solo per quelle di ordine pubblico”.


Duro anche il ministro Gianfranco Fini: “Chiamando forze di occupazione i nostri militari in Iraq, Prodi espone il nostro Paese al rischio che un pazzo criminale o un gruppo terroristico possa considerare doveroso colpire l’Italia e non soltanto le truppe in Iraq”.


Secca la controreplica di Riccardo Franco Levi, portavoce di Prodi: “Il governo e la maggioranza che lo sostiene portano intera la responsabilità di aver mandato i nostri militari nel posto sbagliato per il motivo sbagliato e di tenerceli esponendoli a gravi rischi senza avere una strategia di uscita”. Piero Fassino, leader dei Ds, ha parlato di “parole fuori misura, stonate e sbagliate” da parte di Berlusconi e Fini, mentre il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, ha così riassunto il merito del problema: “La guerra in cui Berlusconi e la Cdl hanno trascinato l’Italia è stata il più forte incentivo al terrorismo ed ha creato in Iraq il disastro che tutti conosciamo. Il premier finge di ignorarlo per nascondere l’irresponsabilità delle proprie scelte”.