Antonveneta, “una macchia per la reputazione dell’Italia”


ROMA.- Gli “ultimi scandali” relativi alla scalata su Antonveneta “hanno danneggiato seriamente” la reputazione dell’Italia come luogo in cui investire, e “mostrano che l’Italia ha imparato poco dallo spettacolare collasso della Parmalat”. Eppure, “ci sono ben poche possibilità che i politici italiani cerchino di restituire lustro alla reputazione dell’Italia approvando la legge sul risparmio, perché le elezioni sono alle porte”.


Il giudizio, che prende lo spunto dalle intercettazioni telefoniche dei protagonisti della scalata ad Antonveneta, è dell’autorevole settimanale inglese The Economist, che in un articolo dal titolo “Un altro anno, un altro scandalo” ripercorre le vicende degli ultimi due anni. A partire dallo scandalo Parmalat, “il maggiore nella storia societaria d’Europa”, che due anni fa “aveva offerto la possibilità di approvare una riforma complessiva della legislazione finanziaria, di cui l’Italia ha un gran bisogno”, e che invece è ancora ferma in Parlamento.


Il settimanale britannico ripercorre il crac della Parmalat, rievocando lo scontro fra l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, terminato con le dimissioni del primo e il prevalere del banchiere centrale. E proprio la Banca d’Italia – scrive l’Economist – “ha approvato passo dopo passo” la scalata di Fiorani su Antonveneta, avvenuta secondo la magistratura attraverso manovre illegali su cui sono in corso indagini”. E mentre il crac della Parmalat – ricorda il settimanale – proprio in questi giorni produce i primi risultati sul fronte giudiziario, il governo, di fronte alle intercettazioni telefoniche delle conversazioni fra Fazio e l’ad di Bipielle (nel frattempo diventata Banca popolare italiana) Gianpiero Fiorani, “sta finalmente aprendo gli occhi di fronte alla mole di scaltre manovre per impossessarsi di Antonveneta”. Tuttavia – nota l’Economist – “gli ambienti di governo non sembrano orientati a rimuovere Fazio dal suo incarico. La maggior parte dei ministri probabilmente sperano che la pressione sul governatore svanisca con la pausa estiva”. Sul fronte giudiziario, ieri Emilio Gnutti e Stefano Ricucci, due “concertisti” alleati di Fiorani, hanno disertato l’interrogatorio cui dovevano sottoporsi in procura. “Facoltà di non rispondere”, hanno spiegato i loro legali. Fiorani farà altrettanto. La vicenda Antonveneta rischia di coinvolgere un’altra operazione che ha riempito in questi giorni le pagine dei quotidiani italiani, quella della scalata al gruppo editoriale Rcs da parte di Ricucci. Sul documento di convalida del sequestro di azioni Antonveneta in possesso dei “concertisti” si legge infatti che le “significative operazioni” di Ricucci su Rcs e Bnl sono “al vaglio degli inquirenti”. I quali intendono scoprire se ci sia un nesso tra le due scalate, avvenute in contemporanea, alla banca padovana e al gruppo editoriale che controlla il Corriere della Sera.