Risposta a Gianni Vattimo


Superficialitá? Di questa troppo spesso peccano articoli, commenti, corsivi e fondi di inviati e pseudo-inviati, di politici e pseudo-politici ed ora anche di filosofi.


I commenti su La Stampa dell’esimio Gianni Vattimo, al suo ritorno in Italia dopo aver partecipato ad un convegno di filosofia a Caracas, sorprendono e lasciano perplessi.


Naturalmente, ognuno é libero di esprimere ció che pensa. Ma spiace tanta superficialitá. E spiace soprattutto perché viene da un pensatore; uno studioso al quale ci accomuna, salvando le distanze, una stessa preoccupazione sociale, una stessa formazione ideologica ed il sogno di una societá piú giusta, piú libera, insomma piú umana.


Il Venezuela non é un paradiso. Non lo fu ieri, non lo é oggi. Viviamo una travagliata fase di transizione da una vecchia maniera di far politica, oramai superata dalle circostanze e da nuove esigenze; ed una nuova, ancora embrionale. Prodotto di anni di disattenzione alle problematiche sociali, troppe volte machiavellicamente intenzionali; e di trascuratezza, tante volte denunciate dai settori piú lucidi dell’intellettualitá della sinistra venezolana – quella non ancorata a vecchi precetti ortodossi – la povertá, la disuguaglianza e l’ingiustizia hanno trovato terreno fertile nel quale crescere.


Evidenti, tangibili, irrefragabili. Certe veritá, denunciate con insistenza dal Presidente Chávez, sono impossibili da nascondere. Come negare l’infanzia abbandonata?


Come disconoscere la corruzione? Come smentire l’esistenza di una vasta porzione della popolazione in situazione di povertá critica? Sappiamo che queste piaghe sono cresciuto a causa anche della complicitá di politici, burocrati, sindacalisti e industriali corrotti. Quale societá ne é libera? E siamo d’accordo, lo si é scritto su queste colonne, che talune misure sociali – leggasi «Barrio Adentro», Mercal, mense popolari e «misiones» varie – erano necessarie. Anzi, urgenti. Limitarci, peró, al discorso presidenziale; agli atteggiamenti antiimperialisti che tanto piacciono alle frange radicali della sinistra europea; ai provvedimenti di carattere sociale tanto necessari ma forse finalizzati a circostanze elettorali, vuol dire commettere gli errori di tanti politici e, non ultimo, quello dello stesso Gianni Vattimo.


Nascondere, o non mostrare l’altra faccia della moneta, é venir meno alla veritá. E’ un errore di superficialitá. Insomma, é impiegare gli stessi strumenti, percorrere la medesima via di chi, sostiene che nulla di positivo é stato fatto dal Governo del Presidente Chávez.


Tutte le democrazie sono perfettibili. Lo sono quelle europee ed americane, soffocate dal re denaro; e lo é quella venezolana. Ma si sa, una democrazia é tale quando non si impone il volere del piú forte, quando si rispetta l’opposizione, quando si ascolta con rispetto e diligenza chi non é d’accordo, quando non si approvano leggi per zittire la dissidenza. Non é democratico circoscrivere e quindi permettere la protesta solo in alcuni rioni, ghettizzandola. E non si puó giustificare la quotidiana e sistematica violazione dei diritti umani nella vicina Cuba sostenendo che «é largamente spiegabile con la povertá dell’isola» – Vattimo dixit -. In questo modo si starebbero legittimando le atrocitá che commettono i dittatori di turno in Africa e quelle commesse in passato nella nostra America Latina. No, non si puó essere d’accordo.


Non entriamo in merito – qualora ce ne fossero state – alle finalitá elettorali, da piú parti denunciate, dei provvedimenti sociali presi dal Governo. Non facciamo il processo alle intenzioni. Ciononostante, é fuor di dubbio che misure tanto rilevanti come il polemico «Barrio Adentro» non rientrano in un progetto di piú largo respiro. Gli ambulatori, senza importare da quali medici siano gestiti, sono indispensabili in una realtá in cui la povertá estrema esclude una grossa fetta della societá dal sistema sanitario privato. Ovvero, quello a pagamento. Ma a nulla serve intervenire nei rioni popolari se poi non si dotano gli ospedali pubblici della materia prima – leggasi medicine – e dell’infrastruttura indispensabile per intervenire chirurgicamente o per offrire una attenzione medica post-operatoria adeguata.


Sebbene giustificate e assai lodevoli le «missioni» orientate a combattere l’analfabetismo; questo sforzo finisce col risultare vano se poi non si creano le condizioni affinché l’infanzia possa frequentare le scuole.


Nessuno dubita che l’ideale é una societá in cui la proprietá privata sia al servizio del benessere della Collettivitá. Ma anche per produrre gli industriali, gli imprenditori, hanno bisogno di condizioni ottime. E non della paura di vedere i sacrifici di una vita gettati all’ortica, come é accaduto a tanti nostri connazionali, o del timore di essere oggetto di «invasioni» ingiustificate della proprietá o addirittura di espropriazioni.


Potremmo continuare con tanti altri temi, come ad esempio il finanziamento alle universitá pubbliche che oggi boccheggiano per carenza di risorse mentre il Paese acquista Buoni del Debito Estero argentino che nessuno vuole.


Il Venezuela non é un paradiso. E non lo sará, come non lo sono né Cuba, né la Cina, né gli Stati Uniti. Ma scrivere articoli o fondi mostrando solo una parte della realtá é venir meno ai lettori. E’ negare la veritá. E assai facile «far cattedra» tra i lussi e le agiatezze, in un Paese in cui le prioritá non sono la sopravvivenza.