Marcinelle, da sempre simbolo del lavoro e del sacrificio


ROMA – “Marcinelle è da sempre il simbolo del lavoro e del sacrificio. Quello italiano e non. È anche il simbolo di un’alienazione che diventa aspirazione, lotta, rivendicazione, crescita e integrazione”. Lo afferma Gianni Pittella, responsabile nazionale Ds per gli italiani nel mondo, in occasione della ricorrenza della tragedia di Marcinelle.


“È simbolo del percorso umano, singolo e collettivo – prosegue il responsabile dei Ds per gli Italiani nel Mondo -, dei migranti, quelli che partivano ieri dall’Italia come quelli che arrivano oggi nel nostro Paese. Uomini e donne che fuggono da una realtà avara per trovare, attraverso il sacrificio di un lavoro, spesso il più duro e malpagato, un riscatto e la possibilità di un futuro migliore. Gente pronta a subire ogni sofferenza, a ogni sfruttamento, pur di alimentare una speranza che in patria gli è stata negata.


Di questa gente, lo sappiamo bene, dall’Italia ne è partita moltissima, anche per Marcinelle. Alcuni hanno trovato lì il riscatto – il proprio o quello dei figli – altri sono riusciti appena a tirare avanti, altri ancora sono andati incontro a braccia aperte alla malattia e alla morte”.


“Ma se tutto questo lo sappiamo bene – sottolinea Pittella -, lo diciamo ogni anno – soprattutto nell’occasione dell’anniversario della tragedia di Marcinelle – forse non altrettanto bene conosciamo e ricordiamo il vissuto quotidiano dei lavoratori emigrati dall’Italia in quei luoghi del Nord Europa e la loro straordinaria capacità di fare sistema. Quei lavoratori, infatti, seppero essere, forse meglio di quanto non accadesse in Italia, “comunità”, con tutto ciò che questo termine implica”.


“I nostri connazionali, infatti – commenta -, nonostante le durissime condizioni di vita a cui erano sottoposti, nonostante i turni massacranti, i salari bassi, la scarsa assistenza, le precarie condizioni contrattuali e la lontananza dal Paese d’origine e spesso dalla famiglia – o forse proprio a causa di tutto questo – avevano saputo creare un sistema umano e solidaristico esemplare per quei tempi. Una vera e propria rete di protezione e tutela contro le angherie delle società minerarie e a supplenza della colpevole latitanza dello Stato (d’origine e di accoglienza). Gli italiani furono in grado di creare un piccolo sistema sociale, una sorta di “welfare privato” basato sul sostegno reciproco e collettivo”.