Quando l’emigrante del Sud diventa l’imprenditore del Nord

MILANO – Sono 417.405 gli italiani che scelgono di spostarsi in altre regioni d’Italia e aprire una ditta, lontano dalla loro casa d’origine, il 13% del totale delle imprese individuali in Italia (3.223.109), stranieri esclusi. E’ quanto emerge da un’indagine della Camera di Commercio di Milano sul primo trimestre 2005, che evidenzia come l’emigrazione degli imprenditori continui anche oggi dopo aver caratterizzato anche gli anni precedenti: sul totale delle ditte aperte fuori dalla regione di origine, il 35,5% risulta iscritto a partire dal 2000.


A superare di gran lunga la media nazionale c’è la Calabria con le sue province. A partire da Crotone (42,2%) dove più di due imprenditori su cinque scelgono un’altra regione per avviare un’ attività. Ma anche Vibo Valentia (31,9%), Reggio Calabria (30,5%) e Catanzaro (29,6%), dove circa un imprenditore su tre apre l’attività fuori regione. Forte la propensione per l’emigrazione di imprenditori anche da parte degli abruzzesi (L’Aquila con il 17,7% delle migrazioni), dei campani (Napoli 18%), dei molisani (Campobasso 16,7%). Tra le province con più trasferimenti anche alcune città del nord come Rovigo (25,8%), La Spezia (19,8%), Genova (15,1%), Milano (15%), Mantova (14,4%) e Piacenza (12,9%).


La Regione preferita per creare l’impresa è la Lombardia: dal 10,6% dei catanzaresi, dal 5,7% dei potentini, dal 3,2% dei napoletani. Tra i settori più gettonati alberghi e ristoranti: dai potentini il 35,8% di tutte le attività da loro aperte nelle altre regioni, più di una su tre, dai napoletani (27,3%), dagli aquilani (24,3%), dai catanzaresi (26%), dai cagliaritani (25,2%), dai baresi (24,2%). “La specializzazione economica e le diverse tipologie di crescita, di dotazione infrastrutturale e di capacità professionali – commenta il presidente della Camera di Commercio di Milano, Carlo Sangalli – rappresentano alcuni tra i fattori alla base della mobilità degli imprenditori. Questo significa nuove opportunità ma anche una forte presenza di piccole e medie imprese, flessibili e pronte ad adattarsi con rapidità ai nuovi contesti”. Tuttavia, viene rilevato anche come la tendenza, anche per gli imprenditori quindi così come per i nuovi lavori intellettuali, sia di trasferirsi dal Sud al Nord, abbandonando le economie di origine.