Gaza: i coloni verso la resa prosegue lo storico ritiro


NEVE DEKALIM – I tempi dello storico ritiro israeliano da Gaza si accelerano, dopo l’occupazione ieri di diverse colonie da parte dell’esercito e della polizia e la relativa facilità con la quale le operazioni di evacuazione sono state realizzate. La resistenza incontrata dalle forze di sicurezza nel gruppo di colonie del Gush Katif, nel sud della striscia di Gaza, è stata per ora nettamente meno forte di quello che era previsto. I ‘coloni buoni’ del Gush Katif hanno mantenuto la loro promessa di non violenza, e le centinaia di giovani infiltrati, fra cui tanti estremisti, dai quali si temeva potessero venire atti di violenza per ora hanno potuto essere tenuti sotto controllo. Certo però gli insediamenti più difficili, in particolare il caposaldo degli ultra-ortodossi e degli estremisti di destra, Kfar Darom, non sono stati ancora affrontati.


A Nevé Dekalim, la ‘capitale’ degli insediamenti, che pure era considerata un possibile osso duro, per ora non ha creato problemi insuperabili alle forze di sicurezza, che prevedono di completarne l’evacuazione oggi. Così ora i vertici dell’esercito e della polizia prevedono di accorciare di non poco i tempi delle operazioni di ritiro.


L’evacuazione dei coloni, in particolare, potrebbe essere completata in una settimana, invece delle tre previste inizialmente, hanno detto ieri il capo della polizia Moshe Karadi e il comandante del ramo operativo dell’esercito il generale Yisrael Ziv.


– Visto come stanno andando le cose ci vorrà molto meno tempo, una settimana circa – ha detto Karadi.


L’accelerazione delle operazioni impressa negli ultimi giorni, ha previsto Ziv, potrebbe perfino consentire di iniziare la distruzione delle case dei coloni verso la fine della settimana prossima. Inizialmente questa fase del piano di ritiro era prevista per i primi di settembre. Intanto, di fronte a quanto avviene nelle colonie, anche i leader del movimento anti-ritiro incominciano ad ammettere la sconfitta. Uno dei dirigenti del consiglio delle colonie di Gaza e della Cisgiordania, Shaul Goldstein, ha ammesso il fallimento della resistenza al piano di ritiro del premier Ariel Sharon.


– Abbiamo fallito – ha detto Goldstein – apparentemente il Gush Katif è caduto.


Sharon: “Impossibile non piangere”


 Il ‘generale bulldozer’ – cosi lo chiamavano i suoi soldati – Ariel Sharon si commuove davanti alle immagini del dolore dei coloni strappati alle loro case a Neve Dekalim, trasmesse in diretta da tutte le Tv del paese.


– Quando si vedono quelle famiglie in lacrime, quei poliziotti in lacrime, è impossibile non piangere -. ha detto ai giornalisti dopo un colloquio con il capo dello stato Moshe Katsav -. Il mio cuore si spezza quando vedo queste cose.Ma l’uomo oggi più odiato dai coloni del Gush Katif, che dopo averlo considerato il loro leader ora si sentono pugnalati nella schiena dalla sua decisione di mandarli via dalle loro case in nome dell’interesse “vitale” del paese, ha voluto anche allontanare dai soldati incaricati delle operazioni di evacuazione la collera dei ‘settler’. Mentre parlava ai giornalisti è giunta la notizia di una soldatessa ferita, in maniera non grave, con l’ago di una siringa da una giovane estremista nella colonia di Morag. – Sono io il responsabile di tutto ciò: colpitemi, accusatemi, ma non fate del male ai soldati e ai poliziotti – ha detto rivolto ai coloni.