Pera riscopre il pensiero assoluto «Occidente in grave crisi morale»


RIMINI – In questi giorni agostani, in cui – per fortuna – le notizie d’impatto spesso mancano, ci ha pensato il presidente del Senato Marcello Pera ad introdurre una polemica degna di riempire le pagine dei giornali italiani. Nel suo intervento al meeting di Rimini, che ha aperto la kermesse del movimento cattolico Comunione e liberazione, il presidente del Senato ha sorpreso un po’ tutti – e ha scatenato gli entusiasmi della platea – sollevando il problema della «crisi morale» che, a suo dire, starebbe attraversando l’Occidente. «L’Occidente attraversa una crisi morale – ha dunque esordito Pera. – Oggi la cultura diffusa in Occidente è un pericolo per l’Occidente stesso». Pera individua quindi dove risiede questo pericolo: nel «relativismo», e cioè «la dottrina che tutte le culture sono uguali, che non si possono comparare e non si possono porre su alcuna scala per giudicare se una è meglio dell’altra»; è questo, secondo Pera, l’elemento più preoccupante, attualmente, per l’Occidente. «I relativisti – ribadisce Pera, strappando un caloroso applauso dai quattromila che gremivano l’auditorium della fiera – scherzano con il fuoco».


Pera si addentra quindi in un’analisi sulla crisi di identità dell’Occidente e soprattutto dell’Europa. «In Europa si evita di menzionare nella Costituzione le radici giudaico-cristiane, si condanna un politico, mi riferisco al caso Buttiglione, perché in fatto di omosessualità afferma i suoi convincimenti morali cristiani, anche se si dichiara rispettoso della legge pubblica. In Europa si perde il senso religioso dei nostri costumi e della nostra tradizione e si impedisce l’esibizione pubblica di simboli di identità religiosa: mi riferisco alla legge francese sul velo e alla sentenza della nostra Corte costituzionale sul crocifisso». «In Europa – prosegue Pera interrotto continuamente da applausi – rinasce l’antisemitismo e sono più le critiche allo Stato di Israele che gli atteggiamenti di comprensione; in Europa si approvano leggi che disgregano la famiglia e si mettono con arroganza e protervia al voto popolare i valori della persona e della vita: il riferimento – sottolinea – chiaramente è alla legge spagnola sulle coppie omosessuali e al referendum italiano sulla fecondazione assistita». E l’analisi continua: «In Europa si diffonde l’idea relativistica che tutte le culture hanno la stessa dignità etica; si pratica il multiculturalismo come diritto di tutte le comunità, e non importa se genera apartheid, risentimenti e terroristi di seconda generazione. In Europa si alzano le bandiere arcobaleno anche quando si è massacrati e si ritirano le truppe dal fronte della guerra contro il terrorismo anche quando il terrorismo fa vittime in casa nostra: il riferimento è alle marce della pace contro l’America e alla decisione spagnola sull’Iraq. In Europa la popolazione diminuisce, si apre la porta all’immigrazione incontrollata e si diventa ‘meticci’». «Questa crisi – conclude Pera – è grave», e per questo «dobbiamo cercare un fondamento alla democrazia liberale dell’Occidente e darle un senso che vada oltre la sua mera efficacia di strumento di benessere materiale».


LE REAZIONI


«Un clone della Fallaci». «Merita il premio Goffredo di Buglione». «Si atteggiava a liberale, ora fa l’integralista cattolico. E ci viene a parlare di relativismo culturale…». Inevitabilmente, col suo discorso Marcello Pera si è tirato addosso una serie di sferzanti repliche. E chissà che oggi anche il rapresentante del governo spagnolo non avrà istruzioni di replicare agli affondi dell’alta carica italiana.


Il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, definisce «indegne e deliranti» le parole del presidente del Senato, «che ormai è un clone della Fallaci». «E’ gravissimo – dice Pecoraro Scanio – che la seconda carica dello Stato si lasci andare a un eloquio tanto incendiario, proprio ora che c’è sempre più bisogno di una cultura del dialogo e di una forte azione non violenta. Le parole di Pera sono il miglior regalo al fanatismo islamico – ha aggiunto Pecoraro – e se il presidente del Senato ha deciso di diventare un predicatore d’odio, si dimetta subito».


Così Daniele Capezzone, segretario dei Radicali: «Se non fossero in gioco cose serissime, e se a parlare non fosse la seconda carica dello Stato, ci sarebbe quasi da sorridere dell’ultima sortita del presidente del Senato. E invece…» «Neppure gli inviti alla cautela provenienti dallo stesso papa Ratzinger – osserva Capezzone – neppure il no di Benedetto XVI agli scontri di civiltà hanno potuto qualcosa contro la foga di Marcello Pera. A lui può essere dunque assegnato un ideale Premio Goffredo di Buglione: un riconoscimento al più convinto ‘aspirante crociato’. Meriterebbe di ricevere in dono un cavallo a dondolo e uno scolapasta da calare in testa a mo’ di elmetto. Ha fretta Pera, ha fretta: e si sbriga a far suo l’attacco di Buttiglione contro la libertà sessuale; ribadisce (aggiungendo gaffe a gaffe) l’attacco alla sovrana scelta del Parlamento spagnolo sulle coppie di fatto; aggiunge un attacco all’aborto; si scaglia contro la stessa possibilità di sottoporre al popolo sovrano, per via referendaria, i temi delle libertà civili. E sta qui il passaggio più inquietante: l’attacco allo stesso principio democratico del voto; la sua subordinazione ad una ‘verità’ che qualcuno si arroga il diritto di stabilire per tutti. Insomma, sempre più chiaramente avversarie di Pera sono la civiltà giuridica liberale, la tolleranza, la distinzione tra peccato e reato».


«Se c’è un caso di relativismo culturale è proprio quello di Marcello Pera». Così il presidente dei Senatori Ds, Gavino Angius, ripercorrendone il percorso culturale, attacca il presidente del Senato. «Lo abbiamo conosciuto come uno dei nuovi filosofi della destra italiana. Allora propugnava insieme ad altri idee liberali, liberiste e laiche ed era annoverato tra i fondatori della nuova destra italiana. Ora lo ritroviamo al Meeting di Cl a teorizzare una sorta di conservatorismo confessionale. E’ evidente che in questo passaggio dal laicismo al neo confessionalismo c’è tutto il fallimento del patrimonio culturale di Forza Italia e della destra italiana. Devono attaccarsi a Bush e ad Al Qaeda per riuscire a trovare un collante che li mobiliti e se non ci fossero appunto Bush e Al Qaeda oggi dopo quattro anni di governo non esisterebbe la destra italiana». Di più, conclude Angius, meglio non dire, «perché se dovessi soffermarmi su tutte le questioni che il presidente del Senato ha oggi sollevato non saprei che cosa scegliere».


A FAVORE: Alemanno


«Un discorso importante, il centrodestra rifletta»


«Il presidente del Senato, Marcello Pera, nel suo intervento d’apertura al Meeting di Rimini, ha centrato il vero problema della politica italiana: quello dei contenuti e dell’identità prima delle strategie e dei contenitori». E’ il commento del ministro delle Politiche agricole e forestali, Gianni Alemanno, al discorso inaugurale di Pera al Meeting di Comunione e Liberazione. «C’è una domanda di valori e di identità – continua Alemanno – che sale dalla società civile e soprattutto dai giovani, come dimostra il grande successo della Giornata mondiale della gioventù a Colonia con il Santo Pontefice. A questa domanda di valori religiosi la politica deve dare una risposta, perché si tratta di una grande energia identitaria, che è la condizione indispensabile per far uscire l’Europa e l’Italia da ogni stallo politico e da ogni declino socio-economico. Il centro destra in particolare – conclude Alemanno – deve riflettere su queste domande e costruire da esse un programma politico profondamente nuovo e credibile. Tutto questo – conclude il ministro – a monte di qualsiasi ragionamento sull’organizzazione politica, sul partito unico e sulle strategie elettorali».