Da Afro a Vedova, passando per Guttuso


CARACAS. Da Afro a Vedova: gran parte dell’alfabeto della grafica italiana sará in mostra a Caracas a partire da domenica 28 Agosto, protagonista dell’esposizione organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura in Venezuela, in collaborazione con il Museo Cruz Diez.


La mostra, che si compone di opere della collezione della Fondazione Sartirana Arte, é parte integrante del Festival Italiano 2005.


Renato Guttuso, Marco Lodola, Enrico Baj, Mario Ballocco, Giuseppe Capogrossi: questo non è che un esempio modesto dei maestri protagonisti dell’esposizione, esposizione che è la testimonianza diretta, emblematica della rinascita dell’arte italiana dopo gli anni neri del fascismo. L’arte del dopoguerra, che giunge al suo apogeo nelle decadi 60-90, si caratterizza tanto per l’eterogeneità tematica e stilistica, come per la diversità di supporti e mezzi che caratterizzano la grafica. Risultato: una produzione artistica di profonda qualità e forza espressiva, erede delle avanguardie delle prime decadi del XX secolo, e allo stesso tempo generatrice di importanti movimenti artistici, molti dei quali hano varcato i confini nazionali.


In tal senso, è necessario menzionare l’opera di Emilio Vedova, uno dei principali propulsori del Fronte Nuovo delle Arti, culla della rinascita dell’arte italiana, così come del Gruppo degli Otto.


La sua traiettoria artistica, che inizia con le celebri geometrie nere per giungere alla romantica gestualità, automatica e astratta degli anni della pittura politico-esistenziale, è emblema di ansia di ricerca, è simbolo di una civiltà che torna alla vita dopo anni di oscurantismo.


Allo stesso modo, è necessario ricordare l’opera di Giuseppe Santomaso, artista eclettico e innovatore, che non ha mai avuto timore di sperimentare le più diverse forme di arte.


Santomaso, che inizia la sua carriera di artista come pittore figurativo post-cubista, diventerà in seguito uno dei principali rappresentanti dell’action painting e dell’informalismo italiano.


Senza dubbio, l’astrattismo informale, in tutte le sue accezioni, Action – painting, informlismo materico, pittura signica o gestuale, è una delle scuole artistiche che maggior peso e seguaci hanno avuto in Italia. Balocco, Burri, Capogrossi, così come tutti i componenti del Gruppo degli Otto, sono il simbolo di un gruppo artistico che ha fatto della libertà di espressione e libero sviluppo della personalità le sue linee teoriche di base.


Le tele bagnate, stracciate, stropicciate di Burri, simbolo di una lacerazione fisica e morale, il tridente di Capogrossi, gli studi scientifico-sistematici sul colore di Mario Ballocco, rappresentano una chiave imprescindibile per comprendere il divenire dell’arte e della cultura italiana nel corso del XX secolo.


Acqueforti e litografie, incisioni e calcografie, serigrafie e fotoliti: la assoluta eterogeneità dei supporti grafici presenti nell’esposizione svelano uno degli assi centrali dell’arte del Bel Paese: la sperimentazione come linea guida dell’espressione artistica, che si traduce tanto nella varietà delle sperimentazioni espressive, che vanno dalle più innovative ai temi più classici, come la natura morta o la figura umana, tanto nell’eterogeneità delle tecniche grafiche utilizzate per dar luce alle differenti opere.


La mostra «Da Afro a Vedova», che offre un panorama del divenire dell’arte italiana del XX secolo, il lascito di generazioni di artisti che hanno segnato un’epoca, aprirà le porte Domenica 28 agosto, alle ore 11:00, presso il Museo de la Estampa y del Diseño Carlos Cruz Diez.