Brasile, confessa il killer del missionario

SAN PAOLO – Il minorenne che venerdì scorso ha ucciso il missionario italiano Giuseppe Bessone voleva rubare i diecimila dollari di un’eredità che il religioso aveva riportato dall’Italia di recente, ha fatto sapere la polizia di Blumenau, la località turistica del sud del Brasile dove si è svolto il delitto. Bessone, noto nella zona come padre José, è stato ucciso con 25 coltellate, ma ha reagito all’aggressione prima di morire dissanguato, tanto che il ragazzo sedicenne è oggi all’ospedale, perché anche lui è rimasto ferito al fegato da una coltellata. Per giustificare l’aggressione, il giovane – del quale non sono state fornite nemmeno le iniziali – ha accusato il sacerdote di Pinerolo di assedio sessuale, anche se la polizia non ha dato peso all’insinuazione, considerata senza fondamento. In realtà, secondo la testimonianza del vescovo di Pinerolo, Piergiorgio De Bernardi all’agenzia missionaria Misna, “il giovane era ben noto ai missionari della zona, che lo consideravano un ragazzo difficile, che era stato abbandonato dalla famiglia e viveva per strada”. “Aveva già portato con sé un coltello, e ha cercato di aprire la cassaforte nella casa parrocchiale dove viveva la vittima, che probabilmente lo ha sorpreso provocando la reazione violenta – ha dichiarato il commissario Waldir Padilha, incaricato del caso – Dopo aver ucciso padre José, l’assassino ha buttato via una borsa con l’arma del delitto sulla riva del fiume vicino”. Nato nel 1943 a Bricherasio, Giuseppe Bessone dal 1975 svolgeva l’attività missionaria nel sud del Brasile, prima a Indial e poi a Blumenau, dove si trova una riserva indigena. La salma, secondo monsignor De Bernardi, dovrà rientrare in Italia durante il prossimo fine settimana.