Atr caduto, sospesa la compagnia Tuninter

PALERMO – Il cielo italiano è off-limits per gli aerei della Tuninter, ai quali l’Enac ha sospeso l’autorizzazione al volo. Una decisione arrivata dopo gli ultimi risvolti dell’inchiesta sul disastro del 6 agosto, quando un Atr 72 della compagnia tunisina e’ ammarato al largo di Palermo provocando 16 vittime e 23 feriti. L’indagine ha finora accertato che la causa della sciagura e’ da addebitare alla mancanza di carburante, non segnalata al comandante dall’indicatore dei serbatoi, sostituito in Tunisia il giorno prima dell’incidente e non adatto al modello di aereo precipitato. Pare che gli strumenti usati dall’Atr 42 e dal 72 siano in tutto identici alla vista, tranne che per una piccola scritta bianca sul frontalino. Intanto, il procuratore di Bari, Emilio Marzano, torna a chiedere gli atti dell’inchiesta ai colleghi di Palermo, che finora hanno iscritto cinque persone nel registro degli indagati, fra cui il pilota e il copilota. Il procuratore Pietro Grasso non risponde direttamente a questa richiesta, ma dal palazzo di giustizia siciliano fanno sapere che l’invio di atti sara’ valutato ”solo dopo che gli accertamenti saranno completati e il quadro dell’inchiesta sara’ piu’ chiaro”. Una risposta ”tecnica”, che non solleva polemiche. Ma i magistrati guidati da Grasso, secondo indiscrezioni, vogliono completare l’indagine. L’ipotesi investigativa dei pm pugliesi riguarda la condotta degli enti di controllo tunisini, ritenuta omissiva. Secondo fonti della Procura di Bari, il reato potrebbe essere stato consumato sia a Tunisi sia a Bari. In sostanza, per gli inquirenti pugliesi la presunta omissione colposa potrebbe riguardare gli enti tunisini che avrebbero dovuto verificare la riparazione compiuta a Tunisi il 5 agosto scorso e poi comunicare all’aeroporto di Bari che il velivolo era stato sottoposto a manutenzione per la riparazione dell’indicatore di carburante. Le indagini, dunque, potrebbero coinvolgere anche i controlli di routine e il rifornimento fatti a Bari, dove il velivolo (proveniente da Tunisi) atterro’ nel primo pomeriggio del 6 agosto, prima di decollare alla volta di Djerba. Nello scalo barese l’Atr si riforni’ di 340 chili di cherosene: quantita’ di carburante che il pilota, Chefik Gharbi, (indagato anche a Bari per disastro aereo colposo) ritenne sufficiente per raggiungere Djerba. Intanto, l’Enac ha disposto, d’intesa con l’Easa, European Aviation Safety Agency, ”una verifica su tutta la flotta degli Atr operanti nel nostro Paese” e ”ha chiesto all’Agenzia un intervento urgente per verificare le procedure di manutenzione inerenti l’installazione dell’indicatore di carburante su tutte le flotte di Atr 42 e 72 in Europa”. Tra le reazioni all’indagine di Palermo, quella del presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, per il quale ”la sospensione della Tuninter da parte dell’Enac e’ tardiva ma e’ comunque un piccolo passo avanti. Ora Lunardi renda nota la lista nera per garantire ai cittadini migliori condizioni di sicurezza”. Finche’ non sara’ conclusa la verifica sull’intera flotta Atr, l’Enac consiglia ai piloti di non fidarsi piu’ degli indicatori elettronici di livello, ma di misurare la benzina a vista, utilizzando la vecchia asta a mano, simile a quella in dotazione alle automobili per verificare il livello dell’olio. La disposizione interessa 31 velivoli Alitalia, Air Dolomiti e Italy First, ben poca cosa sui circa 700 Atr operativi nel mondo. L’aspetto giudiziario del disastro portera’ i magistrati palermitani in Tunisia per una rogatoria con la quale identificare, a Tunisi, i responsabili della manutenzione dell’Atr 72. I reati ipotizzati sono omicidio colposo e disastro colposo che gia’ inglobano l’omissione di controllo. E’ intenzione dei pm capire chi abbia sostituito gli indicatori della benzina, chi ha disposto la sostituzione e chi avrebbe dovuto controllare il lavoro e non l’ha fatto. Aver rivelato questo aspetto dell’inchiesta, rappresenta per il procuratore Grasso ”una priorita’ per la sicurezza dei passeggeri”. ”Vogliamo evitare – afferma il magistrato – che indicatori di carburante non idonei vengano montati in altri aerei o possono essere stati gia’ installati erroneamente”. Per questo, accertata l’anomalia, Grasso ha immediatamente avvertito gli enti preposti, che hanno divulgato la notizia.