Paternalismo leghista e tanta paura

Qualche settimana fa era stato il ministro Mario Baccini dell’Udc a prospettare l’ipotesi di un affossamento del voto degli italiani all’estero. Ora torna sull’argomento il responsabile degli italiani all’estero per la Lega, on. Stefano Stefani. Per addolcire la pillola, viste le reazioni scatenate dalla sincerità con cui Baccini aveva espresso le sue idee sul tema, l’on. Stefani parla di “slittamento del voto” dal momento che “in ogni caso il numero dei parlamentari che saranno espressi da essi non sarebbero certo determinanti per la creazione della maggioranza di governo”.


Ciò sarebbe vero se gli italiani all’estero cadessero nella trappola delle “liste al di sopra dei partiti” che li svuoterebbe di ogni potere. Ma non lo sarà per quelli che si presenteranno con uno schieramento politico e pertanto avranno lo stesso potere di qualsiasi singolo parlamentare italiano. Ed è proprio questo che fa tanta paura al governo che ormai sta boicottando in modo sempre più evidente il nostro voto. Lo ha fatto evitando di prendere in questi cinque anni le misure necessarie per permettere a tutti di esercitare un sacrosanto diritto sancito dalla Costituzione e lo sta facendo ora cercando di affossarlo definitivamente. Manovre che celano una grande paura. Quell’Italia che voleva vedere i “figli sparsi nel mondo” come un’appendice da guidare e manipolare secondo i propri comodi ed interessi si è accorta che ciò non è possibile. Che anche l’altra Italia è cresciuta, che esige e propone rapporti paritari perché ha sviluppato capacità di analisi e di critica e, grazie alle nuove tecnologie, è in grado di accedere ad un’informazione libera e non mediata.


È facile immaginare che la Lega debba sentirsi molto scomoda all’estero tra comunità ben lontane da ogni forma di campanilismo. Comunità che si riconoscono con l’Italia come un tutto e, come se non bastasse, sentono uguale amore e senso di appartenenza verso il paese d’origine e verso quello in cui vivono. In quale dizionario potrebbe trovare un rappresentante della Lega le parole giuste per parlare a noi della secessione della Padania? E poi che dire dei valori di inclusione e vera accettazione delle diversità che fanno parte del patrimonio umano e culturale degli italiani all’estero abituati a vivere, amare, lavorare, gioire e soffrire gomito a gomito con persone di ogni razza, colore e religione? E ancora, si chiederanno nella Lega, come si potrà vendere un paese chiuso a riccio e privo di ogni minimo senso di solidarietà verso il resto del mondo a persone che hanno conosciuto l’amaro cammino dell’emigrazione, l’esclusione, la solitudine, leggi xenofobe e razziste? La verità è che, vadano dove vadano in Parlamento gli italiani all’estero, ci saranno principi e sentimenti che li uniranno nel rifiuto verso ingiustizie che nella memoria di tutti riaprirebbero ferite vissute sulla pelle propria o dei propri genitori. La Lega lo sa bene e sa altrettanto bene che quella manciata di Parlamentari significherà invece molto, significherà un’apertura dell’Italia verso il mondo, la rottura di egoistiche barriere mentali. Sa che i nostri deputati e senatori diventeranno automaticamente anche ambasciatori dei paesi in cui vivono, delle aree del mondo che li hanno eletti. Porteranno un messaggio di solidarietà internazionale. E saranno la voce che parlerà per tutti quelli che, dopo aver emigrato per necessità, poi, al ritorno, anche solo per brevi periodi, hanno percepito il rifiuto di chi li annusa diversi e li allontana. I nostri rappresentanti in Parlamento saranno uno specchio nel quale per molti sarà difficile vedersi.


Per fortuna la ricerca, da parte del sottosegretario della Lega, di un consenso trasversale tra le diverse forze politiche italiane si è scontrata immediatamente con le ferme risposte dell’eurodeputato Gianni Pittella, responsabile degli italiani all’estero per i Ds e del senatore Franco Danieli della Margherita.


Non c’è dubbio, più il momento del voto si avvicina e più rapidamente cadono le maschere.